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sabato, 16 Novembre, 2024

ISLANDA: NO ALL'EUROINTEGRAZIONE. E il quarto Reich tenta di invaderla

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Sono iniziate domenica e sono proseguite per tutta la giornata di lunedì le proteste in Islanda dopo che il Primo Ministro del paese, Sigmundur Davio Gunnlaugsson, ha annunciato ufficialmente l’interruzione dei colloqui per l’ingresso dell’Islanda all’Unione Europea, iniziati nel 2009 dal suo predecessore Jóhanna Siguroardóttir .

Nel 2009  la coalizione di governo era composta dal partito Samfylkingin (Allenza socialdemocratica) e dal Vinstrihreyfingin graent framboo (Movimento dei verdi di sinistra) iniziò i colloqui per l’adesione all’U.E. portando l’Islanda in un aprofonda crisi economica dovuta anche alla politica di austerità che il governo di sinistra impose alla popolazione.

Nelle ultime elezioni, che si sono tenute nel 2013, l’elettorato ha duramente punito la sinistra islandese, dando il mandato a governare alla coalizione di centro-destra composta dal  Partito dell’Indipendenza, guidato dal leader Bjarni Benediktsson e dall’ euroscettico Partito del Progresso,  che sono riusciti a far uscire l’Islanda dalla recessione.

Nei giorni scorsi, seguendo la politica euroscettica che ha sempre guidato il governo in carica, il Primo Ministro Gunnlaugsson ha annunciato la fine dei colloqui per l’adesione islandese all’U.E. e subito dopo la popolazione di sinistra è scesa in piazza a protestare.
Sia durante la giornata di domenica che di lunedì, 3500 persone si sono radunate davanti al Parlamento a Reykjavík per manifestare il proprio dissenso alla responsabile decisione del Governo, dapprima pacificamente poi lanciando uova e pomodori all’indirizzo dei poliziotti che formavano il cordone di sicurezza intorno alla sede parlamentare.
I manifestanti chiedono che la decisione di continuare o terminare i colloqui di adesione divenga materia referendaria.

In realtà, entrambi i partiti della coalizione di governo avevano promesso un referendum pubblico sull’opportunità o meno di continuare i negoziati di adesione. Secondo la piattaforma ufficiale del partito di indipendenza durante le elezioni parlamentari dello scorso anno, agli elettori era stato promesso che “Il popolo prenderà la decisione sull’adesione all’UE mediante referendum pubblico”.

Gian Giacomo William Faillace

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