L’Islam è una religione che non ha mai dato a Cesare quel che è di Cesare e non glielo potrà dare mai perchè è stata fondata proprio per non concederglielo, se non venendo meno ai suoi precetti essenziali.
L’Islam è l’estensione della Legge di Dio a tutti gli aspetti che regolano la vita al secolo degli individui che credono in questa fede.
Da questo punto di vista assolutamente centrale nella conformazione interiore di un musulmano sono più ortodossi ad essa i membri dell’ISIS rispetto ai fautori del cosiddetto ‘islamismo moderato’.
Sia che parliamo di un bellicoso musulmano militante nello Stato islamico, sia che parliamo di un pacifico mercante musulmano di tappeti e souvenir vari o di un ancor più pacifico emigrante integrato e residente in occidente, di fronte alla Shari’a, il loro atteggiamento interiore non può dare luogo a mitigazioni di sorta: quella è la Legge di Dio e deve conformare tutto l’habitat relazionale della comunità ove questi vivono, senza se e senza ma che non siano le sfumature delle 4 scuole giuridiche ufficiali del sunnismo oppure quelle dettate dalle autorità religiose in campo sciita.
Non è ammessa, per nessuno dei tre tipi considerati, ne per tutti gli altri credenti in questa religione, senza venir meno all’Islam stesso, nessun tipo di habitat civile che comporti la coesistenza incondizionata con genti che possano vivere al di fuori di questa Legge di Dio, così codificata.
Non è un caso che gli stessi Ebrei e Cristiani possano continuare a professare la loro religione solo dietro il pagamento della Jizya, una vera e propria tassa di protezione che il non appartenente alla Umma Islamica deve pagare per poterci vivere all’interno.
Sabei, Zoroastriani, Yazidi sono dei Dhimmi (gente protetta), al pari di Ebrei e Cristiani, ma gli Yazidi, ad esempio, in quanto ‘associatori di idoli all’unico Dio, nel caso di un ambiente islamico dove a fare scuola è l’Hanbalismo ed i suoi derivati, neanche con la tassa di protezione possono stare tranquilli.
Ecco dove possiamo trovare alcune differenziazioni in ambito islamico a seconda dell’orientamento seguito, ma nulla che metta nella sostanza in discussione la possibilità che a dettare le regole della convivenza civile sia qualcosì’altro di diverso ed opinabile rispetto alla Shari’a.
Islam significa abbandonarsi a Dio, conformandosi il più possibile alla sua Legge rivelata, la Shari’a. Un Musulmano può non prodigarsi alla sua applicazione e alla sua estensione a tutti gli ambiti della vita sociale solo a fronte di uno stato di necessità, quindi se è un ospite occasionale in un ambiente civile diverso dal suo oppure se è un emigrante in cerca di uscire da uno stato di sussistenza oppure ancora se è dominato all’interno di quella che considera la sua nazione.
Fu quest’ultimo l’abbaglio che durante l’epoca coloniale fece nascere lo stereotipo del musulmano mansueto. Non era mansueto, era dominato ed aspettava l’occasione buona per uscire da quello che considerava uno stato di necessità.
Può apparire paradossale, ma è proprio così: il musulmano, per non sentirsi apostata, preferisce sentirsi dominato piuttosto che anche solo adombrare la possibilità di poter vivere accanto, liberamente, insieme ad individui che non seguono, secondo i dettami della Shari’a, le regole della Legge di Dio rivelata.
In tutti gli altri casi, non può difettare di perorare apertamente, fino alle estreme conseguenze, la difesa e l’applicazione della Shari’a, senza venir meno, di fatto, alla sua condizione di muslim.
Svelato l’arcano sono del tutto logici, dal punto di vista musulmano, i tentativi di applicazione della Shari’a, nei quartieri londinesi a maggioranza islamica. Non potrebbe essere diversamente.
Non è questione di veli che coprono il volto delle donne, è qualcosa di molto più profondo che impedisce ad un musulmano ortodosso, moderato o no che sia, di vivere, senza problemi di convivenza insieme ad un occidentale secolarizzato.
Hai voglia a bruciare bandiere dell’ISIS per risolvere questo dilemma ormai interno a tutte le società occidentali che ospitano considerevoli comunità di musulmani.
Cristiano Mario Sabbatini