Domenica sera, come da tradizione, alla Gabbia abbiamo visto l’Italia peggiore. Per dignità non mi metterò a descriverne i dettagli e cercherà di focalizzarmi su un’unica scheggia di discussione assolutamente surreale: liberisti che vogliono la prostituzione di Stato contro Adinolfi che vuole lo Stato fuori dal letto degli Italiani. Ora, facciamo un ripasso delle basi: lo Stato attualmente non considera la prostituzione una professione, perchè esclude l’essere umano dal perimetro delle merci. Questa posizione, per quanto ad alcuni possa parere strana, è messa lì per evitare schiavitù, mercato degli organi, dei feti ed altre amenità del genere. Ovviamente per capire cosa non vada in tutto questo servirebbe un’etica vera, ma pare assolutamente fuori moda.
Così, per amore della Libertà dallo Stato, si invoca una regolamentazione statuale in un mercato in cui non esiste affatto. Una giovane blogger lamentava di non potersi prostituire, così, legalmente. Qui dobbiamo però raggiungere un’intesa sulle basi: ma se non ritieni che lo Stato abbia alcuna legittimazione morale a dirti come guadagnarti il pane, cosa dovrebbe importarti della sua approvazione? La risposta fornita è: sì, ma poi lo Stato mi impedisce di esercitare serenamente, con atti di ritorsione. Al che, verrebbe da dire, predicare il libero mercato in Italia va bene, praticarlo sarebbe meglio. Qualcuno mi sa elencare tre professioni che lo Stato non ti ostacola? A me ne vengono in mente moltissime su cui ha pretese ben più onerose ed opprimenti del meretricio.
La grande, inconfessabile verità è che questi paladini di uno stato immorale sono anche dei fervidi sostenitori dello stato etico. Basta che l’etica adottata sia la loro. Il dito dietro cui si nascondono è dire che nessuno, al di fuori dell’Individuo, saèèia cosa sia meglio per sè. Salvo specificare subito dopo che si deve rispettare i diritti del prossimo. Non ho mai sentito nessuna risposta convincente alla domanda “perchè?”. Non vedo, innanzitutto, perchè dovrei prendere per buona la teoria che gli altri abbiano dei diritti. Dove sta scritto? Chi ha il diritto di impormelo? Perchè non dovrei poter nuocere? E chi decide cosa sia il nocumento? Qui si aprono le frontiere della cosiddetta etica laica. Che, mi risulta, essere comunque un’etica. Che mi vogliono imporre. Quindi la differenza fra loro ed Adinolfi è che quest’ultimo è meno ipocrita e poggia su duemila anni di esperienza. Loro, quando va bene, su duecento con due genocidi in mezzo.
Ed il fatto che le loro teorie non stiano in piedi si vede dalla prima, profonda, aporia in cui cadono: per liberarsi dallo Stato hanno bisogno dello Stato. Tant’è che fanno politica. a volte, si potrebbe sospettare, molta più politica che libero mercato. Perchè, nel libero mercato, l’acquirente, certe balle proprio non le beve. Almeno finchè non smette i panni del consumatore con i soldi propri ed assume quelli del consumatore coi soldi altrui. Altrimenti detto “elettore”.
Luca Rampazzo