di Gabriele Rizza
Alessandro Colucci è stato eletto deputato alla Camera nel 2018 sostenuto dal centrodestra, non senza aver prima vissuto una lunga militanza politica radicata sul territorio, nella sua Lombardia. Protagonista di interessanti e incalzanti interventi alla Camera, noi de La Critica lo abbiamo incontrato per una lunga chiacchierata sull’attualità italiana ed europea, con un occhio di riguardo ai terribili mesi di lockdown.
Da deputato ha vissuto una stagione drammatica e inedita per l’Italia e i lavori in Parlamento. Quali sensazioni ha avuto, da uomo e da rappresentante degli italiani?
«Essendo della classe 1974 credo di aver vissuto tanti eventi storici, questo è stato il periodo peggiore della mia vita, soprattutto come sofferenza e dolore collettivo. Avendo anche un ruolo di rappresentanza, di contatto con i territori e i cittadini, ho ben presente le fatiche, le sofferenze e i dolori: è stato il periodo più doloroso che ho vissuto nella mia vita, non come dolore personale o familiare, ma come fatica di una comunità, credo che segnerà la mia vita e quella di tanti italiani. Contestualmente ho conosciuto la privazione della libertà, è stata un’esperienza che ci deve far riflettere sull’utilizzo di alcuni strumenti come il lockdown e i Dpcm, perché all’inizio siamo stati tutti convinti che fosse necessario un blocco del paese per capire cosa stesse accadendo, ma siamo stati i primi, come centrodestra, a sostenere di far ripartire qualcosa immediatamente dopo. Con il senno del poi, ci siamo resi conto che in Europa l’unico paese che ha bloccato tutto è stato l’Italia. Credo che non si debba più parlare di possibilità di conferire alla cieca poteri straordinari al governo come si sta ipotizzando in questo momento, perché in caso di emergenza, se necessario, è giusto convocare il Parlamento per decidere se le condizioni ci saranno».
Il Governo festeggia i risultati ottenuti con il Recovery Fund. C’è così tanto da festeggiare o siamo solo all’inizio?
«L’Italia ha avuto un risultato importante, ma non crediamo ai toni trionfalistici perché è un momento in cui bisogna pensare a lavorare e non ad esasperare le situazioni. I prossimi mesi saranno spaventosi e dobbiamo lavorare tutti insieme per dare una risposta adeguata al paese. I 209 miliardi ottenuti dall’Europa sono sicuramente un successo importante ascrivibile a tutta la politica italiana, perché tutti si sono spesi per ottenere questo risultato, insieme alla nostra diplomazia che è di grande livello. Adesso però bisogna spendere bene questi soldi. Fino ad ora il governo ha mosso 80 miliardi principalmente verso l’assistenzialismo e quindi verso il reddito di cittadinanza, il bonus per il turismo e i monopattini, ma la strada giusta non è questa. La strada da percorrere è quella degli investimenti per dare forza alle imprese, che fino ad ora sono state poco aiutate dai decreti economici post emergenza sanitaria. Le imprese creano lavoro e ricchezza e sono le uniche in grado di dare una prospettiva valida, magari si potrebbe coprire con parte dei 209 miliardi la parte del costo del lavoro, mettendo così il datore di lavoro nelle condizioni di dover pagare solo il netto dello stipendio. Bisogna lavorare insieme con lo spirito dei nostri padri costituenti, quando gli estremismi di destra e di sinistra sono riusciti a lavorare insieme per il bene del paese».
A proposito di lavorare insieme, la discussione sulla legge elettorale sembra non mettere d’accordo nemmeno la maggioranza. Qual è la posizione del centrodestra?
«Anche sulla legge elettorale credo ci sia un atteggiamento autoreferenziale, soprattutto da parte dei partiti della maggioranza. Dobbiamo pensare ad una legge elettorale che rispecchi in modo fedele la volontà dei cittadini. Molti considerano interessante il sistema proporzionale, in quanto offre l’opportunità ad ogni partito di poter lavorare sulla propria identità, ma porta il paese indietro rispetto alla chiarezza che offre il maggioritario. Infatti, quest’ultimo, identifica delle coalizioni, la possibilità di indicare il candidato Premier e l’obbligo di inserire un programma, proprio come previsto in una proposta di legge di cui sono firmatario. In questo modo nella diversità dei partiti c’è la possibilità di trovare punti e obiettivi comuni, con un programma e un candidato Premier ben definito. È anche vero che non sempre il maggioritario ha portato certezze, si pensi al governo gialloverde creatosi nonostante si fossero presentati le coalizioni di centrodestra e centrosinistra, perciò la legge elettorale maggioritaria deve essere forte e chiara, le coalizioni coese».
Lo spirito del centrodestra va oltre lo slogan “Prima gli italiani”?
«Chi governa deve ricordarsi di agire in un contesto europeo, ma di governare nell’interesse dell’Italia, allo stesso modo di come fanno Macron in Francia e la Merkel in Germania. Non è così scandaloso pensare prima di tutto all’Italia. È chiaro che va pensata una capacità di assumersi delle responsabilità per il paese considerando che viviamo in un contesto europeo, ad esempio i 209 miliardi per l’Italia testimoniano che l’Europa è consapevole di non poter fare a meno dell’Italia. Certamente il modo in cui vengono gestiti gli arrivi di stranieri in Italia è un tema su cui il centrodestra si concentra molto, anche quando la Lega era al governo con il M5S, tutto il centrodestra ha dato supporto in Parlamento. Il centrodestra ha dimostrato di essere un buon modello di governo per una comunità, crediamo in meno Stato e più persone. I cittadini non sono dei sudditi che devono rivolgersi alle Istituzioni per elemosinare attenzioni. La nostra comunità nazionale è fatta da grande talenti che devono essere sostenuti dal governo al fine di far esplodere le loro capacità. Questo significa anche sburocratizzare e far sì che l’amministrazione pubblica non sia un freno per chi vuole far impresa e mettersi in gioco».