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mercoledì, 18 Dicembre, 2024

Intervista a Massimo Stronati, presidente Confcooperative lavoro e servizi, a margine del convegno “Lavoro 4.0. L’innovazione digitale e le nuove frontiere, PA quali scenari, quali prospettive”

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Durante l’incontro organizzato dall’associazione Italian Digital Revolution – Aidr al tempio di Adriano il Presidente Stronati ha esordito sollecitando: “a non immaginare che l’innovazione possa essere la mera risultanza di una razionalizzazione dell’esistente: non si può pensare di fare innovazione solo ottimizzando ciò che si è fatto finora. Il progresso tecnologico non è mai stato neutrale rispetto al lavoro. Dal Settecento ad oggi, ogni rivoluzione industriale ha determinato perdita di lavoro e spinto alla fuoriuscita di forza lavoro da un settore verso un altro settore. Nella prima rivoluzione industriale dall’agricoltura alle fabbriche, nella seconda del 1870 il passaggio verso quello che poi considereremo il settore del terziario.”


E oggi, dove finirà il sovrappiù di lavoro e di produttività determinato dalle innovazioni digitali e dall’intelligenza artificiale?

Per Stronati: ” bisogna riflettere sul fatto che le nuove tecnologie consentono un avanzamento rispetto ai bisogni elementari, verso una fruizione più inclusiva dei digital commons: piattaforme, reti, infrastrutture. In linea teorica, oggi il lavoratore possiede i mezzi di produzione. E questo dovrebbe comportare il crollo del modello fordista e del rapporto di subordinazione, così come sin qui inteso.
In realtà – ha rilevato Stronati – assistiamo ad una concentrazione crescente di enormi capitali in pochissime mani, in grado di determinare mercato e regole a livello mondiale, non è affatto semplice in particolare su settori labor intensive riuscire ad ammortizzare nel breve periodo l’impatto dell’innovazione tecnologica.

Cosa si dovrebbe fare per garantire un passaggio meno traumatico possibile?

“Sicuramente molto dipenderà dai decisori pubblici e molto potrebbe fare la PA in particolare se si svilupperà una corretta sinergia con organizzazioni di rappresentanza. Da questa sinergia potranno emergere le risorse affinché in questa fase di transizione ci si possa attrezzare, e affinché l’attenzione sul lavoro sul fattore umano rimanga al centro. Se pubblico e privato sapranno interagire, penso ad esempio alla figura dell’innovation manager e alla formazione, creando le giuste sinergie l’innovazione tecnologica potrebbe davvero risultare una grande occasione per il sistema paese”.

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