Tutto è avvenuto il 23 Ottobre u.s.: il professor Davide Zotti, insegnante del Liceo Giosuè Carducci di Trieste, a seguito delle dichiarazioni apparse sul Corriere della Sera, del Cardinal Ruini, in materia di omosessualità, è entrato in classe ed in segno di protesta ha rimosso dalla parete dell’aula il crocefisso.
A seguito della sua azione ha dichiarato:” Questa mattina sono entrato nella mia classe e ho rimosso il crocefisso dal muro. E ho spiegato ai miei studenti perché l’ho fatto: ieri per l’ennesima volta un importante esponente della gerarchia cattolica, sul Corriere della Sera, ha ribadito le posizioni omofobiche della Chiesa, affermando che l’omosessualità non è conforme alla realtà dell’essere umano. Nulla di nuovo ma non per questo meno grave. Come docente ed omosessuale non posso più accettare di svolgere il mio lavoro in un luogo, l’aula, segnato dal simbolo principale della Chiesa Cattolica, che continua a calpestare la mia dignità di persona omosessuale. Non intendo più insegnare sotto un simbolo che rappresenta un’istituzione che continua a delegittimare la mia persona e quindi il mio stesso ruolo educativo. Ho scelto la disobbedienza civile con tutte le conseguenze che ne deriveranno, in quanto il nostro Stato non ci tutela da chi ci discrimina, anzi garantisce, in un ambito che dovrebbe essere laico come la scuola pubblica, la presenza simbolica e di fatto di una Chiesa che non perde giorno per insultarci, in quanto persone che rivendicano diritti individuali e sociali. Mentre pagherò di persona le conseguenze del mio gesto, i rappresentanti delle più alte gerarchie della Chiesa cattolica potranno continuare indisturbate a fare dichiarazioni discriminatorie e lesive della nostra dignità”.
Io non sono cattolico, e chi mi conosce bene lo sa, non sono cristiano e non sono mai stato tenero con le richieste dei diritti dei gay in quanto tali. Spiegherò meglio la mia posizione.
Caro professor Zotti, il suo è stato un gesto che con la protesta e la vostra richiesta di diritti non ha nulla a che fare. Il suo, professor Zotti, è stato solo un gesto intriso di ipocrisia. Non sono e non sarò tenero con Lei, e non solo perché odio visceralmente la falsità del politicamente corretto ma anche perché sono animato da una vera, reale, equidistanza sia dalle vostre richieste sia dalla Chiesa Cattolica che cristiana in generale.
Professor Zotti, Lei non ha attaccato il Vaticano, Lei ha attaccato tutta la cristianità, Lei ha attaccato la fede di tutti i cristiani, usando la sua “causa” come scusa per agire in tal senso. La croce, il crocefisso, quell’essere umano morto su quei due pezzi di legno, non sono e non rappresentano il Cattolicesimo, bensì rappresentano tutte le correnti della cristianità, quindi quella cattolica, protestante, ortodossa, coopta, etc.
Pertanto, a mio giudizio, Lei ha solo utilizzato il suo essere omosessuale, per promuovere, nel suo piccolo, una sua jihad personale contro la cristianità.
Vede professore Zotti, io Le ribadisco che sono contrario al fatto che vengano promulgate leggi a tutela di un gusto sessuale, poiché di questo alla fine si tratta. Io non faccio, e non riesco, a fare distinzione tra un omosessuale ed un eterosessuale, tra un gay ed un giocatore di basket, tra un argentino ed un gay di colore. Non so se mi sono spiegato, ma l’intento era farLe comprendere che si è tutti esseri umani e tutti dovremmo godere di uguali diritti e doveri. Quindi se la Sua lotta fosse per equiparare i diritti, ed i doveri, a tutti, indistintamente, a prescindere dai gusti sessuali io avrei avuto parole più tenere nei suoi confronti, ma la sua azione è ipocrita! Ipocrita perché è assai facile scagliarsi contro al Chiesa Cattolica, anzi contro la cristianità; i preti non vi vogliono dare l’ostia? Vi vogliono scomunicare? Ok, anche io poiché appartenente ad un’associazione invisa al Vaticano sono stato tra gli scomunicati e poi non più (credo). Ma una fede, verso un Essere Superiore, verso D-O, verso un Grande Architetto dell’Universo, è qualcosa che sta in noi, scorre nel nostro sangue, vive nel nostro cuore ed anima, quindi anche se fossi un cattolico e venissi scomunicato, ringraziando il Signore sarei vivo. Vivo professore, comprende? Sarei vivo! Sarei in grado di continuare a vivere.
Caro professor Zotti, Lei e l’associazione che rappresenta continuate a combattere contro chi si limita a delle dichiarazioni sui giornali ma vogliamo veramente combattere contro l’omofobia? Lo vuole davvero? Anzi lo volete davvero o siete solo dei burattini privi di spirito critico al soldo di qualche comunistello? Ed allora attendo la vostra manifestazione di protesta davanti ad una moschea, davanti all’ambasciata iraniana, davanti ai circoli culturali islamici, che in Italia sono tutti gestiti dai Fratelli Musulmani. Quando organizzerete queste manifestazioni allora, forse, comincerò a credere alla vostra buona fede. Intanto, giusto per rinfrescarvi la memoria: il Cattolicesimo non vi considera degni di appartenere alla comunità cattolica; per l’Islam, sia esso sciita che sunnita, voi meritereste di essere condannati a morte per lapidazione. Io personalmente mi preoccuperei di stare in vita quindi ben venga la bolla di scomunica.
Con il suo gesto, caro professor Zotti, Lei ha calpestato il diritto dei suoi allievi, di quei suoi allievi che credono in quell’immagine, in quella croce; quel simbolo a cui confidano i loro dubbi, le loro tristezze, le loro anime, le loro preghiere, i loro più intimi pensieri ed il buon esito della loro sorte anche quando Lei li interroga. Lei ha sottolineato la sua intolleranza nei loro confronti in nome di una causa che non osa sostenere, però, contro chi vuole la vostra morte, la vostra cancellazione. Ecco perchè condanno il suo gesto, un gesto che ha il solito triste sapore dell’ipocrisia; un’ipocrisia dettata da una posizione politica, da una posizione che mira solo cancellare le radici storiche, culturali e religiose della società in cui, suo malgrado, vive, a vantaggio di una nuova ed oscurantista cultura in cui Lei si illude di trovare tolleranza, accettazione e diritti.
Gian Giacomo William Faillace.