5.6 C
Milano
venerdì, 20 Dicembre, 2024

Ing. Francesco Terrone: il mio sud

- Advertisement -spot_imgspot_img
Annunci sponsorizzatispot_imgspot_img

 “Terrone”, oggi ingegnere, poeta, scrittore e giornalista.

Era l’anno 1967 e frequentava la prima elementare a Piazza del Galdo, frazione di Mercato San Severino (SA).

Non esisteva un istituto scolastico; c’erano 5 aule disseminate su un territorio di 1,1 Km quadrati, a piano terra, fredde ed umide, con una piccola stufa che riusciva a riscaldare solamente la maestra che, quando gli alunni erano più discoli, era pronta a bacchettarli. 10 tocchi di bacchetta su ogni mano, sulle manine fredde ed anche tremanti e quando non bastava faceva girare le mani e li bacchettava sul dorso.

Il ricordo dell’ingegnere è rimasto indelebile.

Intanto sono passati gli anni… e tutto è diventato altro…

C’è una lunga ed interessante storia che racconta la vita di Francesco Terrone e che parte da lontano.

Molti articoli di stampa hanno parlato della storia di Francesco Terrone che, arrivato a Lecco (erano gli anni della Lega di Miglio e di Bossi) dopo la laurea con brillanti voti in ingegneria meccanica conseguita a marzo 1991 presso l’Università Federico II di Napoli, fu respinto agli esordi lavorativi per il cognome che porta, Terrone appunto, e per le sue origini meridionali, precisamente di Piazza del Galdo-Frazione di Mercato San Severino (Salerno).

Deluso e frustrato per questa esperienza di vessazione da parte di alcuni imprenditori, progettò una vera e propria sfida: creare occupazione nel suo paese di origine dando lavoro ai suoi conterranei e ai più giovani. Da ingegnere è diventato anche imprenditore dando vita al suo piccolo gioiello: la Sidelmed spa, un organismo di ispezione e certificazione con sede legale presso la casa ultracentenaria che ha visto i natali dei suoi nonni, ma con sedi operative dislocate in tutta Italia: Napoli, Roma, Milano per citarne solo alcune; società le cui strategie aziendali non hanno mai utilizzato alcun contributo a fondo perduto né finanziamenti.

La sua vita di numeri, però, ben presto si apre ad un altro spazio, quello della poesia che diventa la sua ragione di vita e che gli permette di fare della sua anima un sensibile contenitore di pensieri, gioie, paure che, quasi catarticamente, riesce ad espandere in versi. Ha scritto soffermandosi su molteplici aspetti dell’esistenza: dall’amore alla bellezza, dall’universale al contingente fino ad intensificare il suo interesse sulla poesia di carattere religioso credendo che attraverso la fede e l’amore si possa trovare la via per la salvezza. Vanta un centinaio di pubblicazioni poetiche riscuotendo un grande successo di pubblico non solo in Italia, ma anche all’estero e numerosi sono, infatti, i premi e le attestazioni che gli sono stati riconosciuti anche a livello mondiale.

A New York, presso un’importante villa, gli danno addirittura dedicato una piccola lapide su cui è stata incisa una sua lirica.

Sicuramente il filo affettivo lo lega, più intensamente, alle opere religiose che sono diventate anche rappresentazioni sacre, prefate ed introdotte da vescovi, prelati, filosofi e teologi e che hanno riscosso il favore di affermate personalità dell’ambito religioso e vaticano vaticane. Il suo interesse religioso si stempera anche attraverso la volontà di costruire un dialogo interreligioso e la sua sensibilità si dimostra anche verso il tema mariano tanto che ha partecipato come relatore al Seminario di alta ricerca «Maria nel “patto educativo globale?”-Esperienze, Contenuti, Prospettive» organizzato dalla Pontificia Academia Mariana Internationalis-PAMI. Ma, Francesco Terrone non dimentica mai la raccolta L’Urlo dell’innocenza, un delicato scrigno di liriche dedicate a tutti i bambini del mondo, parte più fragile della nostra società.

La sua storia è stata raccontata anche da eminenti personalità; per ricordarne solo alcune: Giorgio Calcagno gli ha dedicato alcune pagine su “L’identità degli italiani”, Aldo Forbice, invece, ha scritto “Il viaggio dell’ingegner Terrone-Il pericoloso percorso di un coraggioso imprenditore del Sud” pubblicato per tre volte con Guerini e Associati ed ottenendo riscontro positivo soprattutto in ambito sociale. È stato, inoltre, da poco pubblicato anche se non ancora diffuso a causa del Coronavirus, “Ancora la Questione Meridionale-Riflessioni e analisi per superare la storica impasse italiana” a cura di Francesco Terrone con Roberto Messina e Maurizio Carucci e la prefazione di Adriano Giannola (Academ Editore).

A Terrone piace testimoniare la sua storia non per puro narcisismo, ma perché è emblematica in quanto descrive bene la vita di un comune cittadino italiano, anzi di un cittadino del Mezzogiorno che nonostante angherie e soprusi, ce l’ha fatta con dignità e determinazione. Gli piace sostenere: “Non voglio essere una star. Voglio onorare la mia terra”.

Il messaggio di Terrone, quindi, va ai giovani di oggi, in particolare a quelli del nostro Sud. Terrone li esorta a stringere i denti, soprattutto in questo periodo difficile.

Si può andare avanti e si può diventare grandi, anche al Sud che è stato, è e rimarrà sempre vivo in una visione di integrazione non solo nazionale ma europea.

- Advertisement -spot_imgspot_img

Ultime notizie

- Advertisement -spot_img

Notizie correlate

- Advertisement -spot_img