di Sara Matteucci
L’esordio nel programma cult di Gianni Boncompagni Non è la Rai la consacra al mondo dello spettacolo, nemmeno ventenne è già protagonista indiscussa della tv anni 90’. Poi un ritiro inaspettato dalle scene per ridimensionare il suo successo, l’essere famosi non è sempre facile da gestire, soprattutto quando si è delle ragazzine. Approda in radio prima come conduttrice, subito dopo invece nelle vesti di cantante. Affronta chi non riponeva in lei alcuna aspettativa vincendo nel 2007 un David di Donatello come miglior attrice non protagonista. Ambra, semplicemente.
Abbandonati i balletti e le canzoni – che non le “appartengono” più, come uno dei suoi famigerati roemnetoni -, oggi è un’attrice affermata del nostro cinema e mamma di due figli.
Ospite questa settimana a Che tempo che fa presenta Infame, un romanzo che arriva dritto come un pugno sullo stomaco raccontando i suoi dieci lunghi anni segnati dalla bulimia.
“Non mi aspettavo questa storia ti appartenesse”, afferma Fabio Fazio, padrone di casa a Che tempo che fa. Il conduttore è decisamente sorpreso nello scoprire un retroscena così difficile per Ambra, che nel libro cede il posto a Elettra, il suo insaziabile alter ego. “Se mio padre avesse letto questo libro, o un fidanzato, un marito…”, la neo scrittrice condivide con il pubblico la sua esperienza come mezzo per comprendere più da vicino cosa comporta vivere ostaggio di un disturbo alimentare, consolazione e condanna per molte donne, e non solo, spesso sole nell’affrontare con pudore la prigionia della fame d’amore.
L’intervista svela aspetti sconosciuti di un personaggio che pensavamo conoscere bene, la scoperta – o “la chiaccherata” come direbbe Fazio – continua attraverso il libro, in cui ricorrono con frequenza termini come vomito, dita, gola, inseriti in descrizioni straziantemente dettagliate da non lasciar spazio ad alcun dubbio: la bulimia è un’infame e si sostituisce alla parola amore con la parola ancora. Così Ambra descrive quel vuoto che sembrava non riempirsi mai, colmato solo con la nascita dei suoi figli, i suoi salvatori Jolanda e Leonardo. La tv accoglie il lieto fine di una storia dilatata nell’anima e si fa spettatrice del grido di speranza della guerra più ardua, quella con se stessi.