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sabato, 4 Gennaio, 2025

INCROCIAMO LE DITA: forse Alitalia è ad una svolta

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Abbiamo già affrontato più volte il tema Alitalia, vicenda costosa ed intricata che si prolunga oramai da diversi anni. Salvo imprevisti, dovremmo essere giunti alle battute finali. L’amministratore delegato di Etihad dovrebbe giungere in Italia tra mercoledì e Giovedì per firmare l’accordo per l’acquisto del 49% della nostra compagnia di bandiera. (Norme Europee impediscono a società extra-europee di possedere la maggioranza delle compagnie aeree del nostro Continente). Siamo però in Italia, dove nulla è semplice.

Così il nodo da sciogliere è ancora il medesimo del passato: gli esuberi che sono stati quantificati un paio di mesi a fa in 2251. Etihad, nel caso si non dovesse trovare una soluzione per questi, potrebbe rinunciare alla firma del contratto di acquisto. Il Ministro Lupi, che segue con attenzione la vicenda, ha trovato un accordo lo scorso Sabato che prevede che 616 dipendenti siano ricollocati in Alitalia (250 assistenti di volo con contratto di solidarietà, 200 andranno a sostituire i contratti a tempo determinato, il resto del “pacchetto” sarà suddiviso tra prepensionamenti e dimissioni volontarie). 681, invece, entro la fine di quest’anno saranno «esternalizzati» presso altre aziende (nel settore It, nel servizio di fornitura di Alitalia e AdR e ad Etihad). Altri 954, meno fortunati, saranno collocati in mobilità “tecnica” e partirà per loro la sperimentazione dei nuovi contratti di ricollocamento introdotti dalla legge di stabilità. Per una volta, la cassa integrazione, questa volta non è prevista.

Fuori dal coro, con l’azienda che è praticamente fallita, la solita C.G.I.L. che si è permessa il lusso di prendersi tempo sino a Mercoledì per decidere. Che sia una tattica per alzare il prezzo della firma di questo sindacato? Mentre scriviamo, è in corso un incontro tra le banche creditrici ed i vertici Alitalia. Questo è il secondo scoglio che se non dovesse essere superato, allontanerebbe Etihad dalla firma.

Da quello che comprendiamo, il contribuente Italiano, anche se in maniera meno vergognosa della volta precedente, sarà chiamato a mettere mano al portafoglio con i prepensionamenti e con i contratti di solidarietà. Ricordiamo che ci sono già 6.000 dipendenti Alitalia che dal 2008 sono stati messi in cassa integrazione per ben 7 anni non con 80% di € 1.000, ma del vecchio stipendio. Quello che rimarchiamo è che ci sono, a quanto pare, dipendenti di serie A e di serie B. Se lavori per certe aziende, come Alitalia, hai più probabilità di salvarti e questo non ci pare giusto.

C’è anche chi, abituato ai metodi vigenti in questo Stato socialista, non ha compreso che la musica deve cambiare. Parliamo di Vito Riggio, presidente dell’E.N.A.C. (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile), il quale, in un articolo su Repubblica, sosteneva che sarebbe necessario obbligare tutte le compagnie aeree e tutti gli aeroporti a cercare nuovi dipendenti nella lista Alitalia. Questa proposta sarebbe una distorsione del mercato del lavoro, una ingiustizia verso chi lo cerca, giovani inclusi e, pur nella mala sorte, farebbe degli ex-dipendenti della compagnia di bandiera dei privilegiati nel confronto degli altri senza lavoro. Ancora una volta, sarebbe un evidenziare la spaccatura tra chi ha un lavoro o ha avuto un lavoro in certe aziende protetti dai sindacati e dall’altra tra chi lo cerca oppure lavora in realtà piccole, dove queste tutele non ci sono.

In tutta questa vicenda, ad onor del vero, una timida nota positiva ci sembra di coglierla. Infatti, per quei circa mille lavoratori che non avranno altra sorte che essere licenziati, partirà, come detto, il contratto di ricollocazione che prevede l’intervento delle agenzia di collocamento sia private che pubbliche, che dovranno esaminare i curriculum, organizzare corsi ad hoc di formazione per riqualificare questi ex-dipendenti ed individuare per loro nuovi sbocchi. Qualora però dovessero rifiutare per due volte l’impiego proposto, questi perderanno ogni sussidio. Certo, se tutto funzionerà al meglio, se tutti gli attori coinvolti (Politica, Ministeri, Regioni, sindacati, agenzie del lavoro ecc…) lavoreranno al meglio e con buon senso, altrimenti ci troveremo nel solito guazzabuglio il cui conto verrà, siamo pronti a scommettere, pagato dal contribuente.

Non ci resta che incrociare le dita.

Fabio Ronchi

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