di Stefano Sannino
Il velo, motivo d’incomprensione
Uno dei motivi di maggiore incomprensione tra il mondo occidentale e quello medio-orientale è il velo. Sì, proprio quel drappo di tessuto utilizzato dalle donne musulmane per coprirsi il capo e che invece nel mondo occidentale, votato all’edonismo, viene percepito come una forma di sottomissione.
In realtà, la donna velata non appartiene solamente alla cultura araba, ma è propria anche della tradizione europea, le sue radici risalgono all’antico Egitto, con una figura misteriosa e poco conosciuta: la Iside velata.
La Iside velata, dalla quale probabilmente fu poi ripresa la figura della Vergine Maria, rappresenta simbolicamente la verità nascosta da quel “velo di Maya” – per dirla con Schopenhauer – che rimane quindi conoscibile solamente a coloro che ne comprendono i misteri.
Il concetto di verità associato a divinità femminili
Secondo Plutarco, per esempio, sotto la statua di Iside velata a Menfi si trovava un’iscrizione che recitava:
“Io sono tutto ciò che fu, ciò che è, ciò che sarà e nessun mortale ha ancora osato sollevare il mio velo”.
Questa frase, ci fa sì intuire che la sotto al velo di Iside possa esserci la verità, ma anche che nessuno ha mai osato guardare oltre questo stesso velo che, in qualche modo, protegge l’uomo dalla terrifica consapevolezza che la verità potrebbe non piacergli, nella sua crudeltà e crudezza.
“La verità è donna” diceva Nietzsche ed in effetti, nella storia delle religioni non raramente il concetto di Verità è stato associato a divinità femminili: Atena, Iside appunto e finanche la vergine Maria sono tutte divinità che veicolano il concetto di Verità universale che l’uomo, nella sua finitezza, ancora non conosce.
L’uomo occidentale dovrebbe quindi vedere nel velo non tanto un gesto di sottomissione, ma un simbolo di mistero e di conoscenza.
Esattamente come Iside e Maria, che con i loro veli sono entrate nella storia dell’umanità come le due portatrici di messaggi più importanti ed iconiche.
Ancora una volta la simbologia può quindi essere utile per costruire quel ponte di comprensione tra società diverse ed abbattere la barriera del pregiudizio che, inevitabilmente, le divide.