di Stefano Sannino
Dell’incertezza tutti sappiamo il nome, eppure nessuno conosce qualcosa a riguardo in più. Perché la sua natura è proprio quella di rimanere celata, occulta, nascosta. L’incertezza riesce ad insinuarsi ovunque, anche tra le solide pietre dei palazzi imperiali dove -almeno in teoria- non dovrebbe arrivare.
Eppure essa arriva ovunque, tocca chiunque, riguarda ogni cosa. Mai come prima, l’incertezza è diventata compagna dell’uomo, accompagnandoci negli ultimi mesi e in quelli a venire, come una silenziosa amica che ci impedisce, però, di guardare il sentiero su cui ci conduce.
A fianco dell’incertezza è normale provare paura, timore, perfino voglia di fuggire, di nascondersi. Davanti all’incertezza tutto ciò che fino a qualche momento prima avevamo dato per scontato, diventa d’improvviso importante, fondamentale: il lavoro, gli amici, gli amanti, la famiglia, tutto ciò che prima consideravamo un grattacapo o un impedimento alla nostra libertà, diviene d’improvviso l’essenza stessa della nostra libertà, senza la quale nulla ha più senso.
Non dobbiamo quindi stupirci se sempre più persone, di questi tempi, si scoprono essere depresse (clinicamente e non), oppure semplicemente tristi, inconsolabili, insoddisfatte. Poiché il sentiero percorso a fianco dell’incertezza non può che produrre in noi questi stati d’animo, non può che farci perdere la fiducia nel prossimo, nei nostri governanti, finanche nei nostri Dei. Tutte quelle stelle splendenti che prima usavamo per navigare nei mari tempestosi o in quelli calmi, al fianco dell’incertezza diventano invisibili, impedendo ogni tipo di navigazione, quella prudente come quella rischiosa. Ogni simbolo che fino a qualche momento prima ci dava speranza, ora è soltanto legno, pigmento, marmo privo di ogni anima e di ogni significato. Non vi è pietra angolare sul sentiero dell’incertezza, perché dell’incertezza tutti sappiamo il nome, eppure nessuno ne conosce di più.