di Abbatino
Ma non era il giorno del silenzio elettorale? Non era stata individuata la giornata di sabato come quella prima del voto, e quindi come giornata di riflessione e azzeramento di tutto il resto in vista dell’insediamento dei seggi elettorali?
Il sabato prima del voto aveva assunto un rigore tale che ricordava un po’ il sabato fascista, quando tutti si mettevano la camicia nera. Oggi tutti avrebbero dovuto stare “muti come pesci che si sono tagliati le corde vocali”, direbbe Lino Banfi. Invece, in maniera fascista si viola il silenzio elettorale a Roma per manifestare contro il fascismo. Non potevano aspettare fino a lunedì? O anticipare a giovedì? Il venerdì c’era la chiusura della campagna elettorale tra Michetti e Gualtieri, due galantuomini che non sanno di fascismo nemmeno da lontano. No, loro hanno scelto sabato come giorno per manifestare contro il pericolo fascista; loro, la triplice sindacale, più il PD, più pezzi di grillini, e chissà quali altri spezzoni della sinistra. Quindi in maniera fascista si fanno manifestazioni il giorno del silenzio elettorale, in barba alle norme che regolano gli appuntamenti elettorali, con il più classico “me ne frego” dei ballottaggi. Ovviamente la manifestazione è stata autorizzata: capiamoci, lo Stato autorizza manifestazioni del genere, in barba alle norme democratiche che regolano le elezioni, da sempre, ma questo pericolo fascista, rappresentato da 4 delinquenti già arrestati per l’assalto alla sede della CGIL, è così impellente da non poter far rinviare la manifestazione? Ci sono le camicie nere alle porte? Dove? Oppure serve agitare lo spauracchio fascista per sostenere i soliti della sinistra che sono in difficoltà? Al momento di fascista c’è solo questo sabato targato sinistra militante, che fascistamente non rispetta una basilare norma democratica: il silenzio elettorale.