Nel generale deserto e immobilità dell’imprenditoria italiana, c’è chi ha ancora il coraggio di lanciare sfide che sembrano impossibili. C’è chi ha fatto la storia di questo paese, entrando nelle case degli italiani con il simbolo del boom economico e demografico del primo dopoguerra italiano, e ancora non molla e continua a credere che niente sia impossibile perfino per l’Italia: parliamo di Carlo Vichi, patron della Mivar, la storica azienda produttrice di televisori, schiacciata dalla concorrenza asiatica e costretta a chiudere i propri stabilimenti.
Vichi, alla veneranda età di 90 anni, dopo una vita passata a fare televisioni per gli italiani, ha ancora il coraggio di lanciare una sfida: è pronto a mettere a disposizione a costo zero il suo nuovo stabilimento alle porte di Milano, ad Abbiategrasso, a qualunque società privata voglia produrre televisori, con l’unica condizione di assumere esclusivamente lavoratori italiani. Quegli stessi lavoratori in particolare che egli si è visto costretto a licenziare, chiudendo l’attività della sua storica fabbrica alle porte di Milano.
“Un’idea c’è – così Carlo Vichi ha dichiarato nella trasmissione I Dieci Comandamenti su Rai 3 -. Se una società di provata serietà accetta di fare televisori in Italia, io gli offro la mia nuova fabbrica, pronta e mai usata, gratis. Non voglio un centesimo. Ma chiedo che assuma mille e duecento italiani, abbiatensi, milanesi. Questo chiedo. Veder sorridere di nuovo la mia gente”. Con queste parole uno degli ultimi imprenditori della vecchia guardia, quelli che hanno creduto nell’Italia e negli Italiani, spera che ancora esistano persone degne di riprendere in mano le sorti del nostro Paese, facendo impresa e ridando lavoro a migliaia di Italiani.
La sfida è tanto più apparentemente inarrivabile quanto più ambizioso è il progetto: ripartire dal lavoro, dall’impresa, dalle migliaia di Italiani che vogliono ritornare a lavorare duramente per ridare il futuro che le generazioni uscite dalla seconda guerra mondiale sono riuscite a garantire ai propri figli. In Italia c’è ancora chi crede nelle capacità del proprio popolo, rimane ora da augurarsi che ci sia anche chi è disposto a raccogliere la sfida.
Gabriele Legramandi