Da alcuni giorni, in Guinea, Africa occidentale, è scattato l’allarme ebola, che, in pochi giorni ha mietuto 59 vittime in Gambia. Dapprima solo un sospetto, il governo di Conakry, ha confermato che è in atto nel paese africano una vera e propria epidemia di ebola, la terribile febbre emorragica che ha un tasso di mortalità terribilmente alto. L’emergenza sta comunque varcando i confini della Guinea: poche ore fa è giunta notizia che un ragazzino di 14 anni è deceduto in Sierra Leone dopo essere stato contagiato dall’ebolavirus.
Ebola è un virus che è comparso ufficialmente in Africa, nella Repubblica Democratica del Congo, nel 1976. Si tratta di un virus estremamente aggressivo e letale per l’uomo, con un tasso di mortalità, dopo il contagio, che varia tra il 50 e il 90%. La febbre emorragica dell’ebola ha un periodo di incubazione relativamente breve, dai 2 ai 21 giorni, e porta alla morte dell’individua colpito, dopo 5, massimo 14 giorni dall’insorgenza dei primi sintomi.
Nonostante le ricerche effettuate da numerosi istituti di medicina e dall’OMS non esiste ancora un vaccino efficace a contrastare il contagio e neanche medicinali utili a combatterla.
Non è comunque remota la possibilità che l’ebola assuma carattere pandemico, nonostante questo virus non si trasmetta per via aerea. Un solo ammalato è in grado in brevissimo tempo di contagiare un’intera comunità decimandola in breve tempo, inoltre, la mortalità e la scarsità di vaccini e terapie adeguate, classificano l’ebola come un’agente di rischio biologico di livello 4, così come agente bioterroristico di categoria A.
Come arma terroristica, l’ebola è stato preso in considerazione dai membri della setta giapponese Aum Shinrikyo, il cui leader, Shoko Asahara, inviò circa 40 membri del suo gruppo terroristico nella Repubblica Democratica del Congo nel 1992 i quali si finsero di supporto medico alle vittime dell’ebola, presumibilmente nel tentativo di acquisire un campione virale.
Ora nonostante le parole confortanti del direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore della Sanità, Giovanni Rezza, che sostiene che, vista la velocità di incubazione della malattia e considerato che le epidemia di ebola sono sempre state circoscritte e contenute, non c’è rischio per l’Europa, mi sorgono in ogni caso dei dubbi.
Cominciamo col dire che nell’ultimo anno abbiamo accolto diecimila persone provenienti da paesi extraeuropei, in special moda dall’Africa sahariana, sub sahariana ed equatoriale, consideriamo che l’incubazione del virus arriva fino ad un massimo di 21 giorni e che la morte poi sopraggiunge dopo massimo 14 giorni dall’insorgenza dei primi sintomi, la domanda è: in 35 giorni un essere umano contagiato riesce ad arrivare in Italia? La risposta è si.
Consideriamo anche che ora, il nostro governo, tanto attento alle esigenze dei “migranti” non si accontenterà più di sostituire gli scafisti con i comandanti della nostra Marina Militare ma vuole creare un corridoio umanitario direttamente in terra d’Africa, non escluderei che il prossimo passo sia andare porta a porta e chiedere agli africani se vogliono partire per l’Italia a spese dei cittadini italiani, ovviamente con navi da crociera, le navi militari non offrono gli stessi confort.
Ebola è un virus che nasce, si sviluppa e muore in piccole comunità, se si considera che le epidemie si sono sempre verificate in piccoli e remoti villaggi dell’Africa equatoriale, con popolazione di poche centinaia di unità, ma se un focolaio di ebola dovesse presentarsi in una comunità più ampia, come ad esempio un CIE che potrebbe essere quello di Siracusa o di Milano, se dovesse presentarsi un focolaio tra in quelle comunità che sono sbarcate in Italia nelle ultime settimane e che camminano tranquillamente tra noi, che chiedono regolarmente l’elemosina agli angoli delle nostre città, nonostante la mancia giornaliera di comuni e governo, cosa potrebbe accadere?
Non voglio creare allarmismi ma il buonismo non è compagno della saggia prudenza.
Gian Giacomo William Faillace