Mentre dormiva sotto le dorate cupole di Asgard, la città degli dei del nord, il giovane e bellissimo Baldr, dio del sole, figlio prediletto di Odino, il Padre di Tutti, fece un incubo terribile: sognò di essere ucciso.
Il mattino seguente, Baldr raccontò il suo sogno premonitore a sua madre Frigg, la regina degli dei e celeste sposa di Odino. Ella, compreso il pericolo
che il giovane dio correva si mise subito all’opera per scongiurare il peggio. Odino stesso si recò nel regno di Hel, la terribile dea della morte, figlia di Loki, dio e demone del fuoco e delle malefatte, fratello di Odino. Nel regno oscuro dei morti i preparativi per accogliere Baldr sono già a buon punto.
Frigg allora mandò i suoi messaggeri in tutto il mondo per chiedere a tutte le cose viventi e non viventi di giurare di non uccidere il suo bellissimo figlio.
Piante, animali, pietre, tutti giurarono che mai faranno del male a Baldr. Solo al vischio, piccola e debole pianticella che appariva innocua ai potenti dei del nord, non fu chiesto di giurare.
Raccolto il giuramento di tutti, gli dei di Asgard organizzarono una festa in onore di Baldr per celebrare lo scampato pericolo. Il giovane dio fu messo al centro e tutto lo colpivano con vari oggetti. Uno lo colpì con una spada, ma l’acciaio aveva giurato e Baldr non ebbe alcun danno. Un altro lo colpì con una grossa pietra, ma anche la pietra aveva giurato e Baldr rimase illeso. E così fu per ogni altro oggetto, di ogni materiale, che fu usato per colpire il dio. E più calavano i colpi e il dio del sole rimaneva illeso, e più aumentava la gioia e l’allegria degli dei di Asgard.
Ma mentre tutti festeggiavano e ridevano, Loki, carico d’odio e di invidia per il fratello Odino, tramava una delle sue malefatte.
Tra tutti gli dei uno solo stava in disparte: Höðr, il cieco dio dell’inverno. Loki lo raggiunse e, dando fondo a tutta la sua perfidia, si rivolse a lui dicendo:
«Come mai il nobile Höðr non partecipa ai festeggiamenti? Non vuoi forse anche tu colpire tuo fratello Baldr per celebrarne la salvezza?»
il dio dell’inverno, ingenuamente, non comprese le intenzioni malvagie di Loki e rispose:
«Non posso festeggiare con gli altri dei. Sono cieco e non posso vedere dove si trova Baldr. Come potrei compire ciò che non posso nemmeno vedere?»
«Ti aiuterò io, mio caro nipote!» disse Loki in tono mellifluo.
Höðr si alzò e, guidato da Loki, raggiunse gli altri. Il dio del fuoco mise nelle sue mani una piccola freccia fatta con un debole e tenero rametto di vischio. Quindi, con maliziosa precisione, indirizzo il braccio del dio dell’inverno verso il petto di Baldr. Höðr scagliò il colpo. Il vischio non aveva giurato e, quindi, dove nulla poterono l’acciaio e la pietra, il vischio non fallì. La freccia si conficcò nel petto del dio del sole che cadde a terra, morto.
Così narra la leggenda scandinava riguardo il vischio, una piccola pianta che ricopriva una grande importanza nella mitologia nordica, sia celtica che scandinava. Da noi viene usato in questo periodo per le decorazioni e gli innamorati si baciano sotto un rametto di vischio per garantirsi amore eterno e buona fortuna.
Il vischio (Viscum album) è una piccola pianta emiparassita. È infatti indipendente nella fotosintesi, ma non riesce a procurarsi l’azoto necessario
alla crescita. Deve quindi sottrarre l’azoto alle piante su cui cresce. Il vischio è infatti una pianta epifita, cresce, cioè, sui rami di altre piante da cui succhia le sostanze che le servono. La si trova su querce, pioppi, noci, olmi, meli e altre latifoglie. Può parassitare anche alcune conifere tra cui il pino silvestre.
I rami del vischio sono teneri, verde chiaro e portano foglie opposte, oblunghe, dello stesso colore dei rami.
I fiori sono piccoli e gialli e una volta impollinati producono frutti tondi, bianchi dalla consistenza gelatinosa. La polpa del frutto è, inoltre, appiccicosa. Il vischio è tossico, a causa della presenza di viscumina, e bisogna quindi stare attenti a che bambini e animali domestici non ne ingeriscano parti della pianta o le bacche.
Il vischio è coltivato soprattutto per l’uso erboristico. È usato infatti come anti-ipertensivo e anti-arteriosclerotico. Non
usatelo però da soli, ma solo su prescrizione medica e nelle dosi indicate. Se se ne prende troppo, infatti, le tossine contenute nella pianta potrebbero danneggiarvi.
La coltivazione a scopo ornamentale è rara, ma possibile. Essendo emiparassita dovrete coltivarlo su una delle piante di cui si nutre. In primavera (o anche in inverso, se avete le bacche) incidete un ramo della pianta ospite e schiacciate nella cavità ottenuta una bacca matura. Una volta spuntata la piantina di vischio trarrà il suo nutrimento dalla pianta ospite e raggiungerà la maturità nel giro di un paio di anni.
Le bacche mature, adatte per la semina, sono facili da reperire in questo periodo presso i fioristi che
vendono i rami di vischio per le decorazioni di Natale. Sicuramente avere una pianta di vischio in giardino è una cosa molto originale e non da tutti!
Una curiosità: il vischio era ritenuto dagli antichi celti una pianta sacra, nata dal fulmine e scesa quindi dal cielo. Era simbolo di fertilità e la sua unione con la quercia, su cui il vischio cresce, rappresentava l’eterno ciclo della vita. È da queste credenze che si è originato l’uso degli innamorati di baciarsi sotto un ramo di vischio.
A presto e buon 2015!
Enrico Proserpio