di Stefano Sannino
Alessandro Michele, il direttore creativo di Gucci, è senza dubbio uno dei personaggi più chiacchierati della moda, diventato forse il più famoso e imitato designer dal 2015 grazie alle innovazioni artistiche e stilistiche apportate ad una delle maison più celebri del mondo.
La moda di Alessandro Michele non è soltanto vestizione di corpi, ma una vera e propria forma d’arte che mira superare quelle barriere ideologiche che la società ha imposto, una sorta di poiesi capace di abbattere tutte quelle differenze e quelle costrizioni che arrivano da oltre un secolo di regole. Ma ad Alessandro Michele le regole proprio non piacciono: ecco quindi che la moda Gucci si è trasformata da moda di genere a moda genderless, dove i confini tra mascolino e femmineo sono sbiaditi fino quasi a scomparire. Sulle passerelle negli anni hanno sfilato borse di altri marchi abbinate con audacia e disinibizione – ecco che proprio qui Michele infrange un tabù – ad abiti della Maison, una decisione che fino a qualche anno fa sarebbe parsa eresia a designer e cultori del fashion system. Grazie a questo “fare arte per il gusto di farla”, Gucci è riuscito ad imporsi sulla scena mondiale come il marchio delle differenze e dell’inclusività, della ricerca artistica – più che stilistica – e dell’abbattimento dei canoni di bellezza tradizionali. Come non ricordare la sfilata in cui ogni modella portava tra le mani la replica esatta della propria testa? O come non citare l’assunzione di modelle curvy o con la sindrome di down?
Tutte queste scelte, che fanno sicuramente parte dell’apertissimo orizzonte creativo di Alessandro Michele, si sono dimostrate vincenti non solo perché sono riuscite a “svecchiare” un marchio che stava perdendo appeal tra i giovani, ma anche perché sono riuscite a rovesciare le opinioni pubbliche in merito a tematiche importantissime, grazie anche all’impiego di personaggi di spicco che, attraverso la moda Gucci, sono riusciti a rafforzare il messaggio proposto dalla Maison.
A sei anni dall’arrivo di Alessandro Michele nel ruolo di direttore creativo, il cambiamento a cui stiamo assistendo nella moda va imputato proprio a lui ed alla sua grandissima e straordinaria visione dell’arte come materia perfettamente inutile e necessaria solo a se stessa.