di Gabriele Rizza
No, non è vero che il coprifuoco rimarrà alle 22 fino al 31 luglio.
La verità è che il ministro Speranza, quello che nel proprio libro ha scritto di vedere nella pandemia “la nuova possibilità di riscostruire una egemonia culturale“, è davvero una sciagura, ma gli altri dei qualunquisti. E gli italiani non possono più farsi strumentalizzare e dividere. Da nessuno.
La discussione si fa esasperata su questi temi, sulle misure più (im)popolari, perché sul resto, a partire dal Piano Nazionale di Ripresa – resilienza non lo diciamo nemmeno sotto tortura – nessuno, è evidente, sa cosa dire, in Parlamento tutti invece sono interessati a chi gestirà questi fondi. E noi, così, belli e distratti. Rassegnati a chi ci ha fatto passare anche la rabbia, oltre alla voglia di costruire un Paese migliore, perché di idee gli italiani in fondo ne hanno tante, ma riposte sotto il materasso insieme ai pochi spicci, per chi ha ancora fortuna di averne.
Dalla politica solo settimane di silenzio sui grandi temi, nessun intervento degno di nota, nessuna idea, nessuna sana contrapposizione tra diverse visioni del Paese che sarà. Astrazeneca tiene banco più dei progetti di sviluppo, delle autostrade, ferrovie e dell’istruzione, del sostegno a chi ha ancora lo spirito di mettersi in gioco, perché se il Paese ancora è fermo sapremo come ripartirà a partire dai primi passi che faremo in estate e con il Recovery Plan. Per ora tutto è lasciato nelle mani di un uomo solo al comando e alla tecnica, per buona pace della partecipazione tanto invocata e della democrazia che, tra qualche giorno, in tanti “festeggeranno”, mentre gli italiani non hanno potuto discutere su come questi 221 miliardi di euro verranno spesi. Ci resta l’esultanza per il ddl Zan, scritta su una mano, perchè fa figo e fa fare buona pubblicità su Instagram. Degli ultimi guai a parlarne, la democrazia ha fatto fuori i diritti per lasciar posto ai soli desideri.
La figura che tutti i partiti stanno facendo, da mesi a questa parte, è pessima. Ma questo non desta meraviglia. Tutto bene insomma. Peccato che nel frattempo, tra le tante cose, siano a «immediato e grave» rischio di usura circa 40mila imprese, e con loro migliaia di famiglie.