I fatti:
secondo alcune stime il 10% dei giovani si autoinfligge tagli e piccole mutilazioni. In numeri assoluti parliamo di 200 mila persone in tutta Italia. Solo il 15% chiede aiuto. Circa nel 70% dei casi il fenomeno sparisce dopo l’adolescenza, nel 30% si cronicizza. L’emulazione è una parte consistente del fenomeno, secondo le ricerche si pala di una quota del 30%. Le motivazioni addotte dalla parte di persone che lottano per uscirne sono abbastanza omogenee: soffrivo interiormente così tanto che il dolore fisico alleviava le mie sofferenze.
Il commento, oggi, per l’occasione, in versione sermone:
siamo condannati alla sofferenza. Le tre grandi Religioni monoteistiche, ma anche la quasi totalità di quelle orientali, mettono il dolore al centro del proprio messaggio. Le prime ne vedono l’esorcismo finale solo per i giusti e solo per intervento di una mano salvifica Divina, le seconde nell’ascesi dell’individuo. Tutte, però, lo considerano, il punto centrale della vita dell’uomo e impongono vie precise di fuga. In sostanza, si tratta della stessa Natura umana ad essere dolorosa e il superamento di questa condizione è il premio del giusto, comunque lo si definisca.
Questo era prima, ed in alcuni casi è ancora, ma altrove. Qui ed ora il dolore è divenuto patologia. Intendiamoci, nessuna crociata contro la terapia del dolore, ma a volte i nostri ritrovati tecnici hanno insolite ripercussioni sulle nostre vite. In questo caso paradossali. L’adolescenza, ad esempio, è un periodo doloroso per definizione. Solo che oggi quel dolore che, in altri tempi, aveva delle canalizzazioni, aveva degli sfoghi, aveva un contesto in cui esprimersi, si trova compresso nella mente di chi lo soffre. senza vie d’uscita.
La rivolta contro la Natura Umana si è, dunque, rivoltata contro i suoi ideologi: cercando di abolire il dolore (ma lo stesso ragionamento vale per la violenza, la guerra, il fanatismo, la famiglia naturale, la procreazione ed un’altra sfilza di cose oggi politicamente scorrette) si è creato uno stato di cose paradossale per cui il dolore è esattamente dov’era prima, ma non lo si può più mostrare. Si cade da un eccesso all’altro, si passa dagli Emo, ragazzi perennemente depressi che fanno di questa condizione una bandiera, alle ragazze forzate al sorriso, perfette nella vita pubblica e adorabili in quella privata. In entrambi i casi, una discreta percentuale di loro, tornata a casa, si ribella e si taglia.
Perché è questa la grandezza dell’animo umano: non piegarsi alle ideologie. Quei tagli, quel dolore esistenziale marchiato sulla pelle, dicono e proclamano che non siamo schiavi. Dicono che siamo, prima di tutto, Uomini e Donne condannati al dolore e dal dolore salvati. Salvati dal Nulla, dal Vuoto in cui solamente alligna la perfezione a cui ci vorrebbero condannare. E’ un modo mostruoso di ribellarsi, certo, ma in tempi mostruosi le soluzioni che dobbiamo aspettarci non possono essere piacevoli. Io spero e prego che questi giovani trovino altre strade, ma spero e prego molto di più che gli altri esseri umani che li circondano tornino a rispettare il dolore, tornino a persino a venerarlo come i Nostri Padri ci hanno tramandato. La gioia radiosa di Pasqua, infatti, non avrebbe alcun senso senza le tenebre dolorose del Venerdì Santo e l’esultanza del Natale precede inevitabilmente la Strage degli Innocenti.
Questi cicli non sono arcaici, sono archetipici. Siamo noi, come uomini e donne, che possiamo essere completi e liberi solo se ricordiamo la saggezza dell’Ecclesiaste:
1 Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
2 C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
3 Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire.
4 Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare.
5 Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
6 Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
7 Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare.
8 Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
Luca Rampazzo