La giornata della memoria istituita per commemorare le vittime dei massacri delle Foibe e dell’esodo Giuliano-Dalmata ha per me un valore speciale essendo io figlio di una profuga istriana. Lo celebro senza troppo rumore, chiuso nei miei pensieri e nei ricordi dei racconti che mi faceva mia mamma da piccolo.
Erano racconti difficili da capire per un bambino che viveva negli anni ’70 in una città moderna e dove tutto funzionava perfettamente e la guerra non era che un ricordo dei genitori, ma non li scorderò mai, così come non scorderò mai le lacrime di mia madre mentre cercava di andare a rivedere i luoghi dove era nata e cresciuta. Ero un bimbo, non capivo cosa volesse dire esule, profugo, cosa volesse dire perdere da un giorno all’altro tutto e dover scappare verso l’ignoto soltanto con una valigia… e solo ora capisco le lacrime e l’emozione forte di non voler vedere chi adesso vive in quella che una volta era la tua casa, l’abitazione della tua famiglia, costruita per crescere i tuoi figli. “non ce la faccio, non posso, andiamo via, un salto veloce al cimitero a salutare la nonna e torniamo in Italia”, così disse l’ultima volta che andammo in Istria la mia mamma con la voce rotta dalla commozione.
E penso ai miei nonni che quella terra l’hanno vissuta per tanto tempo e dove hanno lasciato tutti i sogni e tutte le speranze. Il viaggio fino a Trieste non è lungo, c’è la guerra e i triestini non sono poi così pronti ad accogliere duecentocinquantamila persone che fuggono dal massacro delle bestie di Tito, i partigiani rossi che voleva far pagare indistintamente a chiunque fosse italiano vecchi conti e fare una pulizia etnica all’ultimo uomo.
Nel viaggio in Istria c’è spazio per mostrarmi all’interno di una chiesa, i colpi di una mitragliatrice inglese che senza curarsi del luogo sacro, spara uccidendo indistintamente civili e tedeschi e il ricordo di militari della SS che regalavano alle bambine le stecche di cioccolato che arrivavano con i pacchi dalla Germania “non erano tutti cattivi, eseguivano gli ordini ma con noi erano gentili”. Chissà quali responsabilità si è sentito sulle spalle mio nonno, una vita di lavoro e poi all’improvviso più nulla, tutto da rifare, due bambine da crescere e una casa ed un lavoro da trovare.
Come la mia famiglia tanti altri, tutti con una dignità pazzesca tipica della gente di quelle parti: rimboccarsi le maniche e via, senza paura, verso l’infinito e oltre. Mentre sono nei miei ricordi mi raggiunge una telefonata: “Vai a vedere il profilo Facebook di questo tizio è un consigliere di zona a Milano”, ringrazio senza sapere il perché e digito il nome: il suo profilo è pubblico e i suoi post visibili a tutti. Ho stentato a crederci, ho riguardato bene cercando di capire il significato: “NELLE FOIBE C’E’ ANCORA POSTO”…Forse un errore, ma non può essere, ha un solo senso.
Il consigliere di zona 9 è il capogruppo di Rifondazione Comunista – sinistra per Pisapia, Leonardo Cribio, e sta dicendo proprio questo, avanti c’è posto! … Provo orrore, non ci credo che un essere umano, un politico scriva una cosa del genere; a prescindere dal suo credo politico non può sbeffeggiare 15.000 vittime delle Foibe, non può scherzare su un orrore simile ma soprattutto non può augurare questo a nessuno dei suoi avversari. Il mio primo pensiero d’istinto è stato “certo c’è posto per te” ma un secondo dopo ero a riflettere che nemmeno ad uno così si può augurare tanto; certo perché caro consigliere lei non sta bene, ha dei problemi, grossi problemi, lei è un pericolo sociale, lei è uno che in tutti i suoi post esprime concetti di odio e di rancore verso tutto ciò che non sia comunista, che non sia rosso, che non sia secondo la sua dottrina.
Questo comportamenti hanno dimostrato più volte la pericolosità ed ancora oggi si piangono ragazzi come Sergio Ramelli, morti per gente come lei, che al posto di una guerra politica fatta di contenuti e di idee, si prodigano con slogan violenti “nelle foibe c’è ancora posto!” e istigazioni degne di un trattamento TSO. Lei è un pericolo per la società civile, non dico che sia colpa sua, probabilmente invece di una mamma e un papà ha avuto un genitore 1 e genitore 2 e questi sono i risultati; non può nemmeno usare la carta del disagio giovanile, lei è un politico e come tale rappresenta dei cittadini che sicuramente non possono accettare questo suo modo di comportarsi.
La collettività non può farsi rappresentare a nessun livello da gente come lei e mi auguro che il suo stesso partito faccia ciò che chiunque farebbe: la cacci senza nemmeno passare dal via, se non vuole essere anche lui complice di questo stupro alla memoria delle vittime di un brutto paragrafo della storia moderna. A me hanno insegnato che di fronte alla malattia e alla morte bisogna portare rispetto è uno dei valori fondamentali dell’essere civili; lei non ha rispetto di nulla e deve provare una profonda vergogna per le sue parole; mi creda non basterà un “mi scuso”, lei ha offeso la memoria di migliaia di persone; è facile fare il rivoluzionario da tastiera, lo vada a dire durante un raduno di profughi che hanno perso tutto, prima di tutto i propri cari. Se l’avessi di fronte la compatirei, non merita nemmeno “uno sputacchio”, troppa roba per uno che non conosce la storia, che vive nell’ignoranza, che pensa che le battaglie politiche si conducano a suon di parole grosse.
Sarà contento, sono certo che il suo post le darà quel momento di notorietà che tanto ha cercato, un po’ come la “bulla di Bollate”, ma sarà anche la fine della sua carriera politica, mi auguro. Ma la responsabilità non è soltanto sua ma anche di chi l’ha messa in quel posto, di chi l’ha indicata, questa giunta Milanese che più volte si è distinta per la propria maleducazione e per i propri atti volti solo a privilegiare un’ideologia piuttosto che una città e i suoi cittadini; se io fossi il Sindaco con quest’ultimo colpo di testa di uno dei miei uomini non potrei non riconoscere la sconfitta: una squadra pietosa a partire dal più insignificante consigliere di zona, una città metropolitana ridotta ad un paese da far west, cittadini disperati e mattanze da film anni ’70 “Milano spara la polizia risponde”.
Abbiamo sopportato l’Area C, le domeniche a piedi, l’aumento dei mezzi pubblici, l’agghiacciante nuovo regolamento edilizio, gli spazi dati agli amici dei centri sociali, i nuovi campi Rom, i menù vegani ai bambini, il genitore 1 e 2 e mille altre baggianate simili, ma ora credo che sia giunto il termine e se anche EXPO 2015 risulta essere una golosa torta, penso che il tempo per il sindaco Giuliano Pisapia sia giunto al termine; il tempo è finito, la squadra ha fallito, il danno è fatto.
Non sono più disposto ad accettare gente come il consigliere Cribio e nemmeno chi lo ha scelto per un posto di rappresentanza: la storia è una cosa seria, i morti si rispettano a volte il silenzio è d’obbligo.
“La redazione provvederà a segnalare il contenuto di questo articolo, alle autorità preposte perché sia perseguito il reato di vilipendio in esso segnalato e a tutti i consiglieri comunali per sollecitare che l’autore delle offese sia sollevato dal suo incarico, con l’augurio che a richiederlo con maggior forza siano i suoi stessi compagni di partito n.d.r.”.
Massimiliano Russo