Guido Crosetto, ministro della Difesa con il pallino per l’economia, l’ha definito un “regalo di Natale”. Ma il rialzo dei tassi – l’ennesimo – deciso dalla Banca centrale europea (Bce) guidata da Christine Lagarde sarebbe meglio chiamarlo con il suo nome: un pacco in piena regola.
IL CRICETO DELLA BCE
Donato Masciandaro, economista con cattedra alla Bocconi e tra i massimi esperti di politica monetaria in Italia, sul Sole 24 Ore non è stato tenero con la numero uno dell’Eurotower: “La Bce invece di indirizzare l’economia si comporta come il più classico dei criceti sulla ruota”, ha scritto, sottolineando come l’approccio “prudenziale” adottato finora impedisce la creazione di aspettative tanto rispetto al rischio inflazione quanto a quello di una recessione. Insomma, l’esatto contrario di quel che dovrebbe accadere. Si alzano i tassi per vedere l’effetto che fa, consci che questo tarperà le ali alla ripresa come se il carovita fosse un corollario di un grande slancio dell’economia e non il frutto di un fattore esogeno, cioè l’aumento dei prezzi dell’import di energia, conseguenza della guerra in Ucraina. Quel che è certo è che ai mercati la stretta monetaria di Lagarde non è piaciuta: le Borse sono cadute, lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi di riferimento è volato, con i titoli italiani finiti paradossalmente sotto quelli greci quanto ad affidabilità presunta.
QUEI 50 MILIARDI “VOLATILIZZATI”
L’effetto pratico sarà duplice: peggioreranno i conti dello Stato e peggioreranno quelli delle famiglie. I primi, perché costerà di più ripagare gli interessi sul debito pubblico. I secondi, perché la sorpresa arriverà in molti casi dai mutui: chi ha (ancora) un tasso variabile vedrà verosimilmente crescere ancor di più la rata mensile. Si stima un aggravio di 180 euro l’anno (Facile.it), ma altri hanno ipotizzato rincari record, come il Corriere della Sera che in una simulazione ha valutato la crescita della rata di un trentennale da 150 mila euro da 482 a 847 euro (da gennaio 2022 a gennaio 2023). Un salasso che andrebbe ad aggiungersi agli altri: quello dell’energia, quello della spesa alimentare e quello delle tasse. Il Centro studi Unimpresa – analizzando dati della Banca d’Italia – ha sottolineato come in soli tre mesi, da luglio a ottobre, si siano “volatilizzati” 50 miliardi di euro dai conti correnti degli italiani. Prelevati per saldare il salatissimo conto del carovita.
di Alan Patarga