Un successo tondo. Quasi 12 miliardi di euro di raccolta, non un record assoluto ma di sicuro un segnale più che positivo per il governo di Giorgia Meloni. La dodicesima edizione del Btp Italia, il titolo di Stato collocato da Borsa Italiana per conto del Tesoro, è un’iniezione di fiducia per un esecutivo che sulla carta avrebbe potuto incontrare l’ostilità dei mercati. La premier (che allora era già ministro) e i veterani del centrodestra hanno ben presente quale fu il trattamento riservato a Silvio Berlusconi nel 2011: la lettera della Bce che chiedeva (imponeva) riforme, le due manovre approvate in poche settimane, la pressione dei mercati culminata in uno spread immeritatamente schizzato fino a 575 punti base. Finì con undici anni di esilio da Palazzo Chigi per i moderati e i conservatori, costretti talvolta all’ingrato ruolo di junior partner di governi di grande coalizione.
SPREAD SOTTO CONTROLLO
Le elezioni del 25 settembre, con la netta vittoria della coalizione guidata da Giorgia Meloni, sembrano aver chiuso definitivamente quella pagina. Chi attendeva (e perfino auspicava) la tempesta finanziaria è rimasto deluso. Piazza Affari, in quasi due mesi, non si è mossa granché e quando lo ha fatto ha “performato” come dicono gli esperti in linea con le altre Borse europee. E anche sui titoli di Stato non si registrano particolari scossoni. Certo, la contingenza di mercato mette sotto pressione i bond, ma è dinamica globale che nulla a ha che fare con il caso italiano. Che, semplicemente, non c’è. Il Btp Italia, dicevamo: un titolo a 6 anni, con rendimento annuo reale dell’1,6%, cedole pagate semestralmente e un aggancio all’inflazione che virtualmente può garantire rendimenti anche del 9-10%. In più, un premio fedeltà dell’8 per mille istituito dal Tesoro per chi, con pazienza, deterrà i titoli fino alla scadenza. Un’offerta che risparmiatori e investitori non si sono fatti ripetere. Le cifre del collocamento dicono che il 72% degli ordini è arrivato dai piccoli, mentre gli istituzionali hanno acquistato bond nella misura del 28% del totale. Ma è la progressione dei loro acquisti, nettamente superiore alle attese e alle ultime emissioni del Btp Italia, a dire che tra gli operatori professionali non esiste il tema del rischio Italia. Allo stesso tempo, i risparmiatori confermano con i loro soldi l’ampio consenso espresso nell’urna elettorale: si punta il proprio gruzzolo sul Paese, evidentemente, nella convinzione che chi lo guida non lo manderà a ramengo. E infatti: il 67% degli acquisti è riconducibile ai piccoli risparmiatori, con ordini inferiori ai 20.000 euro, il 91% è rimasto sotto i 50.000. In totale 255.753 “patrioti” come li chiamerebbe la premier Meloni che hanno puntato i risparmi di una vita sul titolo Italia. Si tratta – fa notare il Tesoro – della seconda partecipazione “retail” più alta di sempre, alle spalle di quella del 2020 che servì a finanziare le misure anti-Covid. Gli analisti concordano nel definire l’operazione un successo e sottolineano come queste risorse saranno utilissime all’esecutivo per far quadrare i conti della prossima legge di bilancio.
LA VARIANTE LAGARDE
Di sicuro questo “esercito di ex Bot people” (come li ha definiti di recente “la Repubblica”) tornerà utile nei prossimi mesi. Perché potrebbe sostituire la Bce di Christine Lagarde, sempre più intenzionata a lasciare improvvidamente sola l’Italia (e con essa i Paesi finanziariamente più esposti alla speculazione nell’Eurozona). Proprio nelle ultime ore, la numero uno dell’Eurotower ha ribadito l’intenzione della Banca centrale europea a procedere a nuovi rialzi dei tassi (che significano, tra le altre cose, interessi più alti sul debito pubblico) e la volontà di “ridurre il bilancio” dell’istituto. Tradotto: liberarsi di un bel po’ di titoli di Stato acquistati negli anni del Quantitative Easing (QE) messo in piedi da Mario Draghi e via via smantellato dalla ex direttrice del Fondo monetario. Risultato pratico: pochi minuti dopo l’annuncio, i rendimenti dei Btp decennali italiani – i titoli di riferimento per determinare la “febbre” del nostro Paese sui mercati – sono risaliti sopra la soglia psicologica del 4%, dopo qualche giorno di tregua. Come dire che Giorgia Meloni, più che dallo scetticismo dei mercati (al momento non pervenuto) dovrà stare in guardia dal “fuoco amico” della Bce, e tenersi pronta a chiedere nuovamente una mano ai “patrioti” del risparmio.
di Alan Patarga