E alla fine dobbiamo ringraziare un’altra volta Mario Draghi. Se sotto l’Albero troveremo il gas naturale a prezzo ragionevole (benché non ancora basso) lo dobbiamo a lui e alla tenacia con la quale per mesi ha portato avanti in Europa la battaglia per porre un tetto al prezzo del gas naturale.
IT WILL BE ENOUGH
Le quotazioni del metano in queste ore dimostrano che l’ex premier ed ex capo della Bce aveva – ancora una volta – visto giusto. E cioè che sarebbe bastato fare la faccia cattiva, dire cioè al mondo che l’Unione europea oltre un certo limite non sarebbe stata disposta a pagare, e il gioco ha cominciato subito a dare i frutti sperati: il price cap a 180 euro al megawattora è un capolavoro perché – pur fissando piuttosto in alto l’asticella del prezzo, e quindi rendendo abbastanza inverosimile il suo utilizzo – ha funzionato esattamente come il “whatever it takes” del 2012. “And believe me, i twill be enough”, credetemi sarà abbastanza, disse Draghi in quell’occasione: lasciando intendere che la Banca centrale europea possedeva non soltanto gli strumenti, ma anche la volontà tecnica e politica per salvare l’euro. Con il tetto al prezzo del gas, l’Europa torna insomma draghiana, scoprendo che è sufficiente a volte mostrarsi decisi per ottenere ciò che si desidera, senza necessariamente pagarne il prezzo.
BENEDETTA CONTINUITÀ
E infatti da quando, lunedì scorso, i ministri dell’Energia dell’Ue hanno annunciato il via libera al price cap, il gas naturale è rapidamente calato sotto i 100 euro al megawattora, dopo aver abbondantemente superato i 300 la scorsa estate. Adesso si oscilla intorno agli 85 euro, ai minimi dal 22 febbraio scorso. Due giorni prima, cioè, dell’invasione russa dell’Ucraina. L’intero effetto della guerra – fatte salve le tensioni della vigilia – cancellate da un po’ di sicurezza nei propri mezzi da parte dell’Europa. Certo, per una volta gli astri si sono tutti allineati a nostro favore: oltre all’intesa sul tetto al prezzo del metano – con la sola Ungheria contraria e Austria e Paesi Bassi astenuti – stanno contribuendo all’allentamento delle tensioni sul listino Ttf di Amsterdam anche le temperature relativamente miti in Europa (leggi: minor consumo di gas e stoccaggi ancora pressoché pieni), l’accelerazione nelle importazioni di Gnl soprattutto dagli Stati Uniti e addirittura il vento che soffia più forte del solito sul Mare del Nord, favorendo l’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili. Ma senza la determinazione di Draghi – e la linea italiana portata avanti con continuità anche dal governo Meloni – difficilmente potremmo pensare a una coda d’inverno senza ulteriori patemi sulle bollette, cioè sulla capacità di famiglie e imprese di passare “a nuttata”.
di Alan Patarga