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venerdì, 22 Novembre, 2024

IL REDDITO DI ECCELLENZA. L’ennesima forma di assistenzialismo al Sud Italia mascherata da misura di sostegno ai neolaureati

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di Alessandro Giugni

A seguito della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Decreto Sostegni Bis (D.L. n. 73/2021), numerosi sono stati gli emendamenti (circa 500) depositati alla Camera per essere discussi. Uno tra tutti, però, merita un approfondimento.

Stiamo parlando della proposta emendativa n. 1549 presentata dall’Onorevole Paolo Russo (FI) e finalizzata all’introduzione dell’art. 34 bis. Tale articolo è volto alla disciplina del cosiddetto “Reddito di eccellenza”, una misura di sostegno del reddito che, come specificato al comma 1, sarebbe “destinata a garantire una retribuzione minima, in tutto o in parte sostitutiva di quella a carico del datore di lavoro, per lo svolgimento di prestazioni di lavoro esclusivamente presso imprese del settore privato operanti nelle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia”.

Suddetto Reddito, ai sensi del secondo comma, verrebbe erogato in favore di quei giovani laureati (fino a 29 anni) che abbiano conseguito un voto di laurea pari o superiore a 105/110 e che, come esposto al comma 1, prestino il proprio lavoro in una delle sopracitate regioni del Sud.

L’ammontare del Reddito di eccellenza è individuato in €.1.000, i quali verrebbero versati mensilmente per 2 anni sul conto telematico personale del prestatore di lavoro. Inoltre, la somma complessiva di €.24.000 così percepita non costituirebbe reddito imponibile ai sensi dell’art. 51 del testo unico delle imposte sui redditi.

Fin dalla lettura del dettato dei commi poc’anzi riportati è possibile cogliere una serie di gravissime criticità di tale forma di sostegno.

In primis, essendo l’erogazione di detto reddito vincolata allo svolgimento di prestazioni di lavoro nelle regioni del Sud Italia, essa non potrebbe che configurarsi come altamente discriminante nei confronti delle regioni del Nord e del Centro, operando, inoltre, da disincentivo alla residenzialità in tali aree.

In secundis, questa misura finirebbe per favorire prevalentemente tanto le facoltà con una media voti più alta quanto gli studenti delle facoltà del Sud. Ciò può essere facilmente dedotto dal report di AlmaLaurea, secondo il quale il numero prevalente di laureati con 110 e Lode proviene da Sicilia, Campania, Puglia e Calabria, ossia proprio quelle regioni interessate dall’emendamento presentato dall’Onorevole Russo.

Da ultimo, se si volesse introdurre un’equa misura di sostegno in favore dei neolaureati, sarebbe opportuno porre attenzione a quanto emerso dall’indagine OCSE-Pisa 2018 , che fa riferimento alla distribuzione delle competenze in Italia, piuttosto che individuare i beneficiari del Reddito di eccellenza sulla base della semplicistica e alquanto riduttiva provenienza territoriale. Secondo tale rapporto, “Gli studenti del Nord e del Centro dimostrano di saper risolvere compiti complessi più dei loro coetanei del Sud. Molti studenti del Sud (più che al Centro e al Nord) non raggiungono il livello minimo di competenza (Low performer)”.

L’introduzione del Reddito di eccellenza, come attualmente configurato, diverrebbe l’ennesima forma di assistenzialismo al Sud Italia mascherata, questa volta, da misura di sostegno ai neolaureati.

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