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giovedì, 26 Dicembre, 2024

IL PACKAGING DELLA COSMETICA FA ANCORA DEL MALE ALL’AMBIENTE

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di Martina Grandori

 

Belli e inquinanti. Accattivanti e dannosi per l’ambiente. Piccoli ma allo stesso tempo con un enorme spreco di carta. Il problema del packaging per i prodotti di bellezza è sempre più una priorità da risolvere, i colossi del mondo beauty lo sanno da anni e ora stanno cercando velocemente di trovare soluzioni alternative. La bellezza è anche sostenibilità ed è ora che i marchi produttori trovino soluzioni efficaci per arginare l’enorme spreco di carta e plastica, sono i consumatori, sono i giovani clienti – nonché futuro mercato – a richiederlo a gran voce. Dall’ultimo report sulle tendenze dell’innovazione del packaging 2020 di Research and Markets emerge che la sostenibilità è diventata un fattore determinante nelle decisioni di acquisto del consumatore, ormai consapevole che il futuro dipende anche dall’utilizzo di prodotti a basso impatto ambientale. Il colosso Unilever ha rivelato come l’industria della bellezza continui a usare più imballaggi del dovuto, tanto che ancora oggi il 70% dei suoi rifiuti proviene dal packaging. Purtroppo la confezione, bellissima, lussuosa, seducente, ben fatta, elegante, frutto di accurati studi di marketing, che tanto piace a chi ad esempio va in profumeria ed acquista ombretto e profumo, di fatto è funesta per il discorso sostenibilità.

Quanto dura il cofanetto del profumo una volta aperto? Forse nemmeno un giorno, poi lo si butta via, magari senza nemmeno troppa attenzione al discorso raccolta differenziata, in pochi centimetri ci sono carta, plastica, gomma molto inquinanti. Troppi i materiali da separare e il riciclo diventa impossibile. I rifiuti da imballaggi per ogni abitante dell’Unione europea e il packaging è uno dei responsabili principali dell’inquinamento ambientale da plastica. Nonostante ci siano Direttive europee comuni per gli imballaggi e i rifiuti generati dall’imballaggio (legge del 1994, aggiornata poi nel 2018 con le Direttive del Pacchetto per l’Economia Circolare), il problema del packaging  dei prodotti di bellezza scotta ancora. Colpa anche dei produttori stessi che forse dovrebbero occuparsi di queste tonnellate di rifiuti da loro prodotti in maniera più virtuosa, ad esempio incentivando al concetto di refill, ovvero di ricarica del prodotto, organizzando campagne di informazione e sensibilizzazione per i loro clienti. Quante ragazze sanno che la loro crema da corpo comprata a caro prezzo, venduta in una confezione di carta meravigliosa, potrebbe costare meno se si potesse “ricaricare” il barattolo? Fortunatamente alcuni marchi del lusso hanno già optato per un packaging ricaricabile: da Tom Ford a Chanel, Dior, Penhaligon’s, Guerlain, comprare profumi senza contaminare la propria coscienza verde è diventato più facile. Non solo, dai profumi l’opzione del refill si è estesa ad altri settori e oggi si trovano in formato ricaricabile anche ombretti, rossetti e ciprie, oltre che detergenti, struccanti e bagnoschiuma. P&G Beauty in Europa ha appena lanciato la prima bottiglia di shampoo in alluminio riutilizzabile al 100%, realizzata utilizzando il 60% in meno di plastica e con ricarica riciclabile: il nuovo contenitore – che si stima andrà a impattare sulle abitudini di circa 200 milioni di famiglie – arriverà sul mercato europeo quest’anno e coinvolgerà i marchi Pantene, Head & Shoulders, Herbal Essences e Aussie. 

Un futuro plastic free può iniziare anche dalla bellezza, che purtroppo ancora non vuole abbastanza bene all’ambiente.

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