di Abbatino
Lo pugnalarono alle spalle, i suoi del PD, quelli dell’epoca, ma che tutt’oggi siedono in parlamento, oggi lo hanno richiamato dall’esilio di Parigi. Enrico Letta, in un video piuttosto forzato, data la sua indole cattocomunista, ha sciolto la riserva. Ha accettato di guidare il partito democratico, almeno per un anno, investito a quanto pare di un largo consenso che le componenti di un partito lacerato stanno cercando di far apparire come nuovo. Zingaretti aveva trattato il suo partito come una accolita di arrampicatori e poltronisti, i quali stavano pensando più alle prebende che alla pandemia. Perché dovrebbe cambiare qualcosa con Letta? Stessi attori, probabile risultato. Con la differenza che Enrico Letta, gradito alla base dem ex democristiana, è piuttosto inviso all’ala sinistra del PD, quella più marcatamente post comunista. Cosa è cambiato in questi ultimi sette anni tanto da dover richiamare il presidente del consiglio fatto fuori dal solito gioco delle correnti? È vero, non c’è più il boy-scout di Rignano, la cui parabola è ormai al capolinea: alle prossime elezioni sarà già un ricordo. Ma la mano che pugnalò Letta, non era di un uomo solo; era tenuta da centinaia di parlamentari che ci sono ancora. Ora come allora non vinsero le elezioni, ma andarono al governo. Oggi, non solo le hanno perse le elezioni qualche anno fa, ma sono ridotti al minimo storico, superati nei sondaggi dal partito di Giorgia Meloni, nonostante siano al governo sia con Conte che con Draghi. La cronaca parla di un partito allo sbando, commissariato da un signore che non faceva più parte attiva del PD. La dottrina cattocomunista invece accoglie il figliol prodigo, come in una bella parabola. A quanto dice Letta, però, non è tornato in pace.