Nella giornata di ieri, 13 settembre 2015, si è tenuta la presentazione del libro “Il nemico. Una favola contro la guerra” di Davide Calì e Serge Bloch. La presentazione si è tenuta tra le mura del Forte Montecchio Nord di Colico, dove un attore, con l’aiuto di alcune guide del Forte, ha raccontato la storia a grandi e bambini. Perché questo libro è pensato per i più piccoli, perché comprendano l’assurdità della guerra, ma è adatto anche ai grandi, per ricordar loro i valori della vita e della pace.
Gli autori raccontano con parole e disegni la storia di un soldato. In un deserto ci sono due buchi. In uno sta il nostro protagonista, con il suo fucile, le munizioni, le razioni ci cibo scadente e il “manuale” che spiega tutto su come comportarsi in guerra e descrive minuziosamente il nemico, terribile e crudele:
Lui [il nemico, ndr] è una bestia. Non ha pietà di nessuno. Uccide donne e bambini. Uccide senza ragione. È colpa sua se c’è la guerra. So queste cose perché non sono uno stupido. Le ho lette sul manuale. Sul manuale c’è scritto tutto.
Il soldato rimane nel suo buco. Non esce mai, perché sa che se uscisse il nemico gli sparerebbe, uccidendolo. Anche il nemico fa lo
stesso. Un giorno però il soldato si stanca della monotonia e dell’immobilità della situazione e decide di uscire per attaccare il nemico e finirla. Ma invece che trovare un mostro, si troverà a scoprire che il nemico, dopotutto, non è molto diverso da lui.
La favola, nella sua semplicità, è incisiva e diretta. Non è ambientata in una particolare guerra, ma descrive in modo quasi archetipico, l’essenza della guerra, ovvero lo scontro tra persone simili tra loro, spinte al reciproco odio e alla violenza da un potere distante, bugiardo, che non esista a mandare al massacro le persone per tutelare (stando ovviamente ben al caldo e al sicuro) interessi egoistici e privilegi. Come spesso accade, l’incontro tra le persone dissolve il pregiudizio e mostra una realtà fatta più di similitudini che di differenze e fatta, soprattutto, di esseri umani, con pregi e difetti, ognuno con le proprie gioie e i propri dolori. Si potrebbe anche leggere, in un’ottica più ampia, la guerra come metafora e rappresentazione di ciò che ci divide, di quei pregiudizi, come si diceva, che formano le pareti della buca, pareti che ci impediscono di vedere oltre, impedendoci di comprendere che il “diverso” non è poi così diverso, che non è un “nemico”, ma solo una persona. Solo abbattendo le pareti e riempiendo le buche, solo andando oltre il pregiudizio possiamo eliminare l’odio tra gli uomini, le faide etniche, religiose, nazionalistiche, che si nutrono solo di falsità, bugie e pregiudizi e che generano fanatismo e violenza. Sta a noi creare la pace. Non possiamo attendere che cali dal cielo. Noi abbiamo la facoltà di migliorare il mondo, di cambiare le cose.
E per comunicare questo messaggio nulla è meglio di una favola illustrata, che con un linguaggio tanto semplice da essere compreso dai bambini giunge direttamente al cuore e non si perde nei meandri di un accademico filosofare.
Una nota positiva va allo stile delle illustrazioni, essenziali ma incisive, che ricordano molto lo stile di Bruno Bozzetto, noto maestro del fumetto e dell’animazione italiane. La scelta di ridurre il paesaggio al deserto della pagina bianca, o poco più, porta l’attenzione sul protagonista e sul suo micromondo racchiuso nel buco (la trincea della guerra reale o la gabbia mentale del pregiudizio che chiude la mente di molti). Un simbolismo di facile decrittazione che non può che far riflettere su temi che, oggi più che mai, sono di stringente attualità.
Il libro, edito per i tipi di Terre di mezzo editore, si trova nelle librerie o sul sito della casa editrice stessa. Un acquisto consigliato a tutti e in modo particolare a chi ha figli piccoli. Una buona occasione per dare un messaggio fortemente educativo ai bambini, magari leggendolo insieme a loro.
Enrico Proserpio