Di Stefano Sannino
Negli anni si è sentito molto parlare di un inquietante fenomeno che ha visto la sua esponenziale crescita proprio grazie all’utilizzo dei social network: il body-shaming. Lungi da me il colpevolizzare esclusivamente i social network in maniera aprioristica, sebbene poi sia un fatto evidente che siano proprio i nuovi mezzi digitali ad aver dato amplificazione ad una barbarie che altrimenti sarebbe passata semplicemente in sordina. Pensavamo di essercene liberati, ma invece ecco che questo “mostro” è risorto dalle sue ceneri, in seguito al giuramento della Ministra Teresa Bellanova, rea di essersi presentata alla cerimonia di giuramento con un abito, a detta del pubblico social, troppo poco lusinghiero per le sue forme. A stagliarsi contro la nuova Ministra dell’agricoltura, una quantità spropositata ed eterogenea di persone: politici, protagonisti del mondo dello spettacolo, liberi professionisti e cittadini comuni. Il trend che si è sviluppato nelle ultime ore ha puntato tutti i riflettori di Facebook, Twitter ed Instagram sulla neo-ministra, la quale è quindi scesa direttamente in campo per rispondere alle accuse tramite un tweet che riporta: “La vera eleganza è rispettare il proprio stato d’animo; io ieri mi sentivo entusiasta, blu elettrica e a balze e così mi sono presentata. Sincera come una donna. #qualcosadiblu”. Il tweet della Ministra Bellanova è diventato immediatamente virale e l’hashtag #qualcosadiblu è salito in cima alla classifica degli hashtag più usati su Twitter. Questa è solo l’ultima delle vicende che hanno come protagonista non una persona nello specifico, ma un comportamento ormai troppo diffuso in ogni strato della nostra società: l’insulto fine a se stesso, fondato sull’aspetto fisico. Non ci sono ideali politici, posizioni religiose o orientamenti sessuali che giustifichino un comportamento di tale bassezza culturale ed umana. A prescindere dalle proprie posizioni ideologiche, ognuno di noi deve prendere coscienza dell’enorme potere che le proprie parole hanno, potere amplificato ulteriormente da quella enorme piazza mondiale, che noi chiamiamo social network. Un semplice insulto può diventare virale grazie alle condivisioni, ai retweet, alle stories e a tutti quegli strumenti che permettono la diffusione di un messaggio di una singola persona. Con questo, non sto assolutamente sottointendendo che bisognerebbe privarsi del proprio potere di critica, ma semplicemente che bisognerebbe prendere consapevolezza del peso che ogni parola ha sulla psiche di una persona. Fortunatamente, questo non è stato il caso della Ministra Bellanova, la quale ha risposto con ironia e decisione alle critiche che le sono state rivolte, lanciando anche un importantissimo messaggio: il body-shaming non è più accettabile. #qualcosadiblu è diventato in poche ore il simbolo social di una battaglia che combattiamo da moltissimi anni, una battaglia contro l’irreale ideale di bellezza inculcatoci dalla società, dallo spettacolo e dalla moda. E se in ambito professionale pare che questo ideale sia stato sconfitto, con l’inclusione di modelle e modelli dalle bellezze più disparate e “diverse”, nella vita di tutti i giorni siamo stati sconfitti noi. Perchè non saprei definire il body-shaming in nessun modo se non come una sconfitta per l’essere umano.