Il grifone è un animale mitologico formato dall’unione di un’aquila nella parte anteriore e da un leone nella parte posteriore. Le rappresentazioni, a parte questa base comune, variano un po’: a volte la parte aquilina riguarda solo la testa e le ali, mentre altre volte anche le zampe anteriori risultano piumate e dotate d’artigli; in alcune raffigurazioni, il grifone, al posto della coda, ha un serpente e le orecchie di cavallo. Le rappresentazioni del grifone sono molte antiche e le ritroviamo dal Medio Oriente a tutto il mondo occidentale. La più antica immagine dell’animale è stata trovata in Iran su un sigillo risalente al 3000 AC. Nelle leggende e nei miti il grifone ha assunto varie funzioni, da quella di guardiano a creatura demoniaca, fino a trasformarsi da simbolo della superbia a simbolo del Cristo nel Medioevo.
Il grifone riassume le qualità positive del leone e dell’aquila accomunati dalla maestosità e dalla fierezza e considerati, in un’ideale gerarchia, al di sopra degli altri animali. Il grifo riassumendo in sé i due animali diviene sovrano del cielo e della terra. Nel medioevo questa doppia natura terrena e celeste ne fece simbolo del Cristo, Uomo e Dio insieme. A livello allegorico l’aquila rappresenta l’intelligenza per la sua capacità di guardare lontano, il leone la forza e il coraggio e il serpente la furbizia, così il grifo è un simbolo di completezza, la forza guidata dalla intelligenza ed aiutata dalla furbizia per svelare gli inganni.
In epoca precristiana il grifone era simbolo di superbia a causa di una leggenda in cui si narra di come Alessandro, ormai padrone di un impero che si estendeva oltre la vista, utilizzasse dei grifoni per potersi sollevare da terra ed osservare i suoi territori.
Un altro simbolismo legato alla doppia natura del mitico animale è quello di essere un ponte fra cielo e terra, un tramite, uno strumento per avvicinarsi ai cieli. Il suo ruolo di tramite è evidente dall’essere nei miti greci la cavalcatura di varie divinità come Apollo, lo stesso Zeus, padre degli dei, Nemesi la Dea della vendetta e Oceano, ma esistono anche raffigurazioni in cui è cavalcato da Dioniso o da Eros. È evidente che il capo degli dei non poteva cha cavalcare l’animale che racchiude il massimo del cielo e della terra. Dal IV A.C. il grifone accompagna Dioniso nelle vesti di divinità sotterranea. A Pompei ritroviamo l’animale in una tomba su un medaglione a rilievo in stucco cavalcato da Eros. In queste immagini è evidente il ruolo di animale psicopompo (che conduce le anime nell’oltretomba), confermando il suo ruolo di tramite tra mondi diversi, anche se in questo caso da un mondo superiore ad uno inferiore.
In altre leggende i grifoni abitano i monti Rifei, da cui il loro nome, dove estraggano oro, mentre in altre sono custodi di tesori ed in particolare posti a guardia dell’oro del leggendario popolo degli Iperborei. La diffusione dei racconti dei grifi custodi dei tesori è testimoniata anche dalla presenza di elementi architettonici a loro forma. In passato era usuale posizionare dei paracarri a protezione degli ingressi dei palazzi e, per esempio, a Torino era frequente l’uso di paracarri decorativi in ghisa, tra cui abbastanza diffusa è la forma del grifone assiso con o senza una sfera fra le zampe a ideale protezione della casa.
di Vito Foschi