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lunedì, 25 Novembre, 2024

IL MERCATO DEGLI ABORTI A CERIGNOLA, e le stelle che brillano feroci nella notte della coscienza

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C’era un tempo in cui gli Uomini sapevano il valore di una vita. Oggi riescono solo a monetizzarne la morte. E quando quella morte avviene nel grembo della madre, a Cerignola, il suo costo è cento euro. I fatti sono semplici e brutali. Nell’ospedale di Cerignola c’era un medico che effettuava cinquecento aborti all’anno da venticinque anni. Negli anni scorsi questo servizio gli deve aver reso fino a 25.000 euro l’anno. L’altra metà erano per il suo sodale. Il metodo con cui li estorceva era semplice: paga o tuo figlio nascerà, perchè farò trascorrere i novanta giorni. Quale orrenda minaccia, non trovate? Paga o diventerai madre. Paga o dovrai abbracciare il tuo bambino, allattarlo, cullarlo e crescerlo. Amarlo. Per qualcuno, tutte queste cose, sono violenza. Violenza inaudita.

Per questo, per questa insostenibile colpa, oggi sono in arresto. E fronteggiano la grave accusa di concussione, avrebbero cioè estorto danaro per fare ciò che erano OBBLIGATI a fare. Probabilmente verranno condannati, forse finiranno anche in carcere e la cosa genererà sdegno nella popolazione che applaudirà alla giustizia. Non so voi, ma io quando vedo applaudire la gente di fronte alla giustizia vedo sempre davanti a me il Sinedrio ed il Pretorio. Vedo un uomo sfregiato dalla sofferenza ed una folla che plaude Barabba e Pilato. Per questo evito di unirmi a questi festeggiamenti e rifletto. E la mia riflessione in questo caso parla di clemenza.

La concussione si basa sul principio per cui il servitore infedele dello Stato, con il suo agire, abbia impedito il completo compimento del diritto. In sostanza qualcuno quei cento euro poteva non averli e non avendoli potrebbe non aver abortito. Oppure, una donna emancipata disgustata da tanta corruzione, potrebbe aver sfidato il sistema ed oggi avere in braccio suo figlio. Voglio credere che il reato consumato in tutta la sua pienezza abbia portato i frutti temuti: a qualcuno è stato negato il diritto all’aborto. Forse è solo vuota speranza, chiedevano poco in fondo, ma io voglio restare aggrappato a questa speranza. E’ un mondo così cupo che persino le stelle più fredde e lontane brillano feroci nel cielo.

Questo figlio ipotetico è dunque nato. Nato per colpa dell’avidità di due medici concussori, secondo l’accusa, nato contro il supposto diritto a sopprimerlo della madre. Nato contro ogni logica in un paese autodefinitosi civile. E pur tuttavia nato. Per me è il figlio della ribellione alle regole dello stato. E’ il bambino risparmiato dal soldato di Erode per pigrizia, il bambino che lo farà condannare a morte per diserzione. E’ il bambino ebreo che l’SS volutamente ignora per sciatteria e che gli costerà la fucilazione. E’ la prova che no, la notte non è mai abbastanza buia per non vedere le stelle. E’ la prova che nelle notti più buie le stelle brillano più feroci.

E così io parlo di misericordia. Dico che quel vagito, quei sorrisi, quelle lacrime, quel diritto sanguinario negato, quel comando inumano ignorato pesano abbastanza per bilanciare il resto. Lasciatelo libero, dunque, quel medico perchè i suoi 12500 aborti sono compensati da una sola vita salvata. Perché la grandezza della nostra Fede sta nel peso infinito di quell’unico gesto e di quell’unica vita. Anche se i motivi erano abbietti, anche se la persona fosse spregevole eppure quella vita E’. Come in Principio il Verbo ERA. Pertanto io parlo di misericordia e faccio mie queste parole attribuite a Socrate:

“Dunque quest’uomo propone per me la pena di morte. Va bene: e quale pena dovrò offrire come controproposta, cittadini ateniesi? Chiaramente quella che merito, non è vero? Quale allora? […] Qualcosa di buono, cittadini ateniesi, se in verità si deve ricompensare secondo il merito; e qualcosa di buono che mi si addica.” (Socrate, Apologia, 36).

Luca Rampazzo

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