In Italia, pur con differenze geografiche, le PMI hanno saputo produrre e mantenere, sia per loro stessi sia per il Paese, benessere economico e a favorire l’equilibro per la gestione del Pubblico, anche grazie ad un’elevata pressione fiscale.
E’ ormai noto che dagli anni 2007/2008 le aziende stanno soffrendo. Causa non solo la crisi finanziaria importata dagli Stati Uniti, ma anche dalle mancate riforme del “sistema Italia”.
Durante questo periodo, le grandi imprese sono riuscite a superare le difficoltà con agevolazioni economiche e appoggi politici, oppure tramite la dislocazione geografica parziale o dell’intera azienda all’estero. Così facendo, infatti, hanno potuto attutire il colpo e poi rialzarsi.Tuttavia, dando uno sguardo alle PMI, si nota che ad oggi soprattutto le piccole imprese, non stanno vivendo momenti di gioia dal punto di vista economico, a parte piccole eccezioni.
Infatti, successivamente alla crisi economica del 2007, le condizioni delle piccole imprese sono ulteriormente peggiorate nel 2011. Anno in cui, quest’ultime sono state sempre più abbandonate dalle istituzioni, finendo per diventare l’anello debole del sistema economico, a seguito dei continui aumenti del carico sia fiscale sia burocratico. Oggi, chi possiede una piccola attività sta investendo nell’azienda tutto ciò che ha risparmiato negli anni precedenti la crisi per cercare di stare a galla fin che può. Tuttavia, in questa terribile situazione, gli aiuti economici alle piccole imprese o non vengono destinati o, qualora lo sono, si dimostrano insufficienti e quindi non risolvono i problemi.
Di conseguenza sorge spontaneo chiedersi quale sia il valore che coloro che sono al potere negli ultimi anni hanno voluto dare alle PMI. Esse sono una risorsa importante e trainante per l’economia italiana, danno molto senza mai chiedere nulla in cambio. D’altra parte, è noto che negli ultimi anni si è favorito il formarsi di Onlus e cooperative no-profit che non hanno particolari obblighi di rendicontazione e non portano significativi apporti economici.
In circa sette anni sono scomparse oltre 110.000 PMI: solo nel 2016 sono state chiuse 11.000 aziende. Al momento, le cessazioni stanno diminuendo, tuttavia, il numero di attività costrette a chiudere i battenti continua ad essere maggiore rispetto al numero delle aziende di nuova creazione; inoltre, risultano meno numerose anche le persone che decidono di intraprendere un’attività artigianale. A crescere maggiormente sono tre settori di attività: noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese; invece, va sempre male il campo delle costruzioni.
Causa: troppo carico fiscale.
Alzando uno sguardo a ciò che succede fuori dall’Europa, notiamo che anche in Cina, a partire da maggio 2018, è prevista la diminuzione di un punto percentuale dell’aliquota Iva (dal 17 al 16% e dall’11 al 10%). Mentre in Italia è già stato comunicato che vi saranno ulteriori innalzamenti dell’aliquota Iva, tanto per cambiare. Il risultato ancora una volta è a sfavore delle PMI.
Qualcuno addirittura propone redditi di cittadinanza finanziati dalla fiscalità generale, ovvero dalle tasse delle piccole attività imprenditoriali. E’ ora di dire basta alla politica assistenzialista, non ci porta a nulla. Investiamo nel privato e costruiremo un futuro di benessere economico.
In collaborazione con Adriana Rossi,
responsabile HelpImpresa per le PMI dell’Associazione LIA.