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sabato, 16 Novembre, 2024

IL GOVERNO DRAGHI ALLA “PROVA RIAPERTURE” METTE IN DIFFICOLTÀ LA LEGA

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di Abbatino

Traballa, traballa come mai prima da quando è nato. Il governo alla prova vera delle riaperture mostra la sua vera indole: un governo che da Salvini a Boldrini non può funzionare. Le personalità in politica vanno bene, arricchiscono in esperienza di vita. Però la politica, almeno in Italia, ha le sue liturgie e, immancabilmente, dopo i primi baci e abbracci c’è sempre il momento della freddezza. Non poteva che essere così. La perdita di consenso della Lega, oggi al governo, doveva trovare una valvola di sfogo o di giustificazione nel consiglio dei ministri sul decreto legge aperture o riaperture che dir si voglia. Il tentativo maldestro di spostare di un’ora il coprifuoco alle 23 anziché alle 22, oppure più disponibilità per ristoratori e bar nelle riaperture era semplicemente una pillola meno amara da fare ingoiare agli elettori del carroccio formati da piccoli imprenditori e partite iva. Il punto è che l’Operazione non è riuscita all’interno di un governo dalla forte identità di sinistra. Quindi la Lega si asterrà sul decreto. Strappo? No, anzi quasi. L’insofferenza di Matteo Salvini, fuori dal governo Draghi e l’intransigenza del PD e grillini per la prudenza nelle riaperture, potrebbero creare nel medio periodo più di un traballamento dell’ex presidente della BCE che, estremamente serafico, fa finta di ignorare la situazione. Era prevedibile, quando metti insieme il diavolo e l’acqua santa non sai mai come può finire. Al momento ha perso la linea di governo della Lega e la linea di Draghi, che si dimostra ostaggio dei partiti, quelli giallorossi. Se il parlamento è così orientato, non sarà facile strappare “qualcosa di destra” a questo governo. E potrebbe creare più di un grattacapo alla lega che vede emergere leader come Zaia e Giorgetti che sembrano più a loro agio in questa situazione. La prima vittima di questo governo minestrone? Potrebbe essere proprio Salvini, perché far cadere due governi nel giro di due anni, sarebbe davvero troppo anche per un leader dal grande consenso, così come avallare una politica lontana dai suoi elettori rischierebbe di esaurirlo. Per adesso però tutto è tranquillo, il Papeete è chiuso e resterà chiuso ancora per un po’.

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