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domenica, 17 Novembre, 2024

Il Femminismo di Dior

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di Stefano Sannino

La settimana della moda si è conclusa da qualche giorno nella città meneghina, tra sfilate a porte chiuse per il rischio coronavirus, dirette streaming per coinvolgere i buyers cinesi e tantissime altre difficoltà che le aziende nostrane di fashion non avevano ancora dovuto affrontare. Ma in questo clima di preoccupazione e di panico, le case di moda si fanno ancora veicolo di messaggi importanti, di storie e di racconti che sono imbevuti della storia dei designer stessi e che, inevitabilmente, influenzeranno il nostro modo di vestire nei prossimi anni.

Senza ombra di dubbio, Dior è la Maison che più si è distinta nella scorsa settimana per questo tema. Sarà la guida di Maria Grazia Chiuri, sarà il fascino intramontabile dello stile della maison, sarà l’atmosfera che gli esperti di Dior riescono a ricreare intorno ad ogni sfilata; insomma, la Maison parigina anche quest’anno si è superata.

Il messaggio è chiaro: Femminismo.
Un tema molto caro a Maria Grazia Chiuri, la quale aveva già lanciato come sua prima collezione Dior (R)evolution e che poi ha continuato a declinare questo tema in diversi modi e con diversi slogan, fino a giungere a quest’ultima passerella.

La location della sfilata è stata decorata con le frasi visive di Claire Fontaine, artista già ben nota per la sua vena femminista. La collezione è un chiaro ed evidente rimando alla vita romana della stilista, intorno agli anni ’70: anni di rivoluzione, di capovolgimento del materialismo e di lotta alle istituzioni.
Giacche in maglia su pantaloni, Abiti che lasciano vedere la pelle, pepli leggeri. Tutti questi elementi animano la collezione F/W 2020/21 di Dior ed accompagnano la vera protagonista di questa nuova collezione: una nuova borsa maxi shopper vestita di pietre e tessuti preziosi.
Insomma, ancora una volta Dior fa parlare di sé e riesce a mettere in ombra (quasi) tutte le altre maison, grazie alla guida geniale e creativa di Maria Grazia Chiuri.

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