di Martina Biassoni
Ecco l’ennesima polemica tutta femminile, o meglio, l’ennesima polemica creata da uomini che volevano sindacare su quanto facciano e non facciano le donne.
Ad rtl102.5, lo psichiatra Raffaele Morelli commenta “l’aforisma del giorno” di due giorni fa che recitava
“Un vestito non ha senso a meno che ispiri gli uomini a volertelo togliere di dosso”
di Francoise Sagan, scrittrice, drammaturga e sceneggiatrice francese, nata nel secolo scorso.
Secolo in cui la sua opinione sarebbe dovuta restare, insieme al commento di dubbio gusto rilasciato, appunto, ieri dal dottore in questione, il quale afferma che se una donna non si sente fischiare ed apprezzare mentre cammina per la strada, allora deve sentirsi minata nel proprio femminile perché significa che gli uomini per cui – udite, udite – si è vestita, non hanno apprezzato il suo sforzo.
Ora, tutte noi bene o male ci vestiamo sperando di apparire al meglio possibile, ma questa cosa di certo non la facciamo per far sì che in strada siano continui “””complimenti”””, faccine ammiccanti e fischi, bensì semplicemente perché amiamo come un determinato vestito o paio di pantaloni veste sulle nostre forme, perché vogliamo sentirci un po’ più sexy per quell’occasione, o per chissà quale altra ragione.
Il fatto che un uomo, quindi un non avvezzo alla situazione molestie per la strada, abbia pensato che fosse bene sminuire conquiste, traguardi e soddisfazioni personali di ogni singola donna e, al contempo, di tutte le donne, però non è cosa nuova. Non ce ne si rende conto, ma è il modus operandi è sempre lo stesso: si dice qualcosa di offensivo o che sminuisca le paure d’una donna che esce da sola perché “not all men (but definitely the majority)”, scoppia la polemica su Twitter e social vari, gli uomini vengono chiamati a rimediare all’errore commesso, di solito con scusette da bar del circolo della briscola made in 1500.
È appunto per rimediare a questa situazione da medioevo che le ragazze e donne di tutto il mondo si uniscono a raccontare le proprie esperienze di molestie, cat-calling ed altri assalti vili, sia sulle proprie pagine private, sia – grazie anche a profili dedicati, come quello instagram @sonosolocomplimenti – in anonimamente e pubblicamente, in modo tale da creare una sorta di movimento di denuncia di questo comportamento, molto spesso sottovalutato e soprasseduto.
Quante volte una vittima di molestie si è sentita domandare “cosa stesse indossando?” nel momento in cui tali molestie stavano avvenendo, quante volte una donna si è sentita in dovere di tornare a cambiarsi perché ciò che indossava non la faceva sentire sicura per un eventuale ritorno a casa in solitaria? Ma ancora, quante sono le donne che si sono sentite in difetto, uscendo con una maglia scollata, perché l’attenzione ricadeva sempre *lì*? Per non parlare delle bambine costrette a crescere prima del tempo a causa di commenti, toccatine, fischi e tentativi d’approccio ancor prima del tempo. Insomma, un comportamento inaccettabile da parte degli stessi uomini che spesso tentano di difendere le donne parandosi dietro la scusa che “gli uomini per bene non sono così! Non tutti gli uomini molestano” eppure, ad ognuna di noi è capitato di trovarsi in una situazione simile, o anche solo di iniziare una corsa contro il tempo se per caso ci si trovasse nella stessa via d’uno sconosciuto a tarda ora da sole.
Nel 2020 comportamenti di questo tipo non devono essere la norma, la donna deve essere e sentirsi libera d’essere se stessa, in un mondo che non è più solo “a misura d’uomo” ma equo. La donna deve sentirsi sicura anche da sola, non solo in gruppo. La donna non deve temere reazioni animalesche se per caso mostra quel poco di gamba sotto ad una gonna o sentirsi sotto un apparecchio per radiografie ogni volta che passa accanto ad uno, due, cento uomini. E gli uomini, quelli che possono essere chiamati così, devono denunciare, condannare, e protestare contro questo comportamento becero ed avvilente, per far sì che le cose cambino dall’interno.
Perciò, carissimo Morelli, le sue opinioni da corte medioevale riportiamole dove stanno bene: sulla mensola impolveratissima di un castello abbandonato, chiudiamocele bene dentro a chiave e catenaccio, e dimentichiamole lì.