Il 2 novembre è il giorno dedicato alla commemorazione dei defunti, dove ognuno può recarsi presso il cimitero e omaggiare con fiori e preghiere una persona cara che è venuta a mancare. Tra questi vi è però una gran parte di persone, tutte donne, che nel silenzio più totale vive un dolore immenso. Sono “le mamme invisibili”, così chiamate perché dietro ai loro sorrisi celano un grande dolore che le accompagnerà per tutta la vita, insieme al senso di colpa verso quel bimbo mai nato. L’aborto spontaneo è un evento strettamente fisiologico, tanto che una gravidanza su tre non va a buon fine.
La procedura che segue all’aborto per la pulitura dell’utero, detta “raschiamento”, causa nella donna uno stato di stress psicologico ancora più forte di quello che sta già vivendo nel momento in cui si trova costretta ad affrontare la perdita del feto e anche dell’entusiasmo per la gravidanza. Per chi le sta accanto tutto finisce in quella camera d’ospedale ma, in realtà, per la mamma interessata è l’inizio di un calvario che porterà con sé ogni in istante della sua vita, perché quello che per tutti era solo l’inizio di una semplice gravidanza, per “la mamma invisibile” è un pezzo di sé che non tornerà più. Quel dolore, nel giorno dedicato alla commemorazione dei defunti, si intensifica, poiché la povera donna non può neanche versare lacrime su una tomba, non ha una lapide dove poter contemplare la foto del proprio bambino, in realtà non sa neanche il volto che avrebbe avuto, ma l’amore e, allo stesso tempo, il dolore che prova per quel bimbo mai nato, non sono meno intensi di quelli che prova una qualsiasi persona per la perdita del suo caro.
Le mamme invisibili sono mamme di ghiaccio, il loro cuore si è talmente gelato che non riescono a provare alcun dolore e vivono i giorni con apparente normalità, ma con un profondo senso di vuoto che le accompagnerà per sempre, in un silenzio che fa rumore. Bisognerebbe che ci fosse un luogo per tutte le mamme invisibili, dove potersi riunire per condividere insieme il proprio dolore e salutare i propri bambini come fanno tutti gli altri.
Tra le testimonianze vi è quello di una donna che ci ha spiegato quanto sia stato difficile affrontare tutto questo insieme ai suoi figli i quali hanno voluto scrivere e dedicare una preghiera al fratellino mai incontrato:
Su nel cielo c’è un bambino
non so il suo nome nè il suo faccino,
non so se sia femminuccia o maschietto, non so neanche il suo aspetto,
so solo che il fatto che sia andato via a me sembra un dispetto e una bugia, tanto che ogni volta che ci penso mi sento un vuoto dentro al petto.
Arrivato così per caso quel piccolino, fu immediatamente amato il nostro fratellino.
La mamma dice che ora sei un angioletto, eppure ogni notte piange nel suo letto.
Non l’abbiamo mai neanche incontrato ma ci è bastato quel poco per averlo amato.
La mia preghiera è rivolta a te, spero che Maria ti tenga con sé, che ti culli come avrebbe fatto la mia mamma cantandoti ogni sera una dolce ninna nanna
e per ogni cosa, amore mio, ricordati che qui giù ci sono io,
nel frattempo cerca di star sereno, prima o poi ci rivedremo,
e se anche sai di essere lontano, ricordati che noi ti teniamo per mano,
quel che ci lega è amore puro e niente potrà cambiarlo, neanche in futuro.
di Daniela Buonocore