Ieri mattina dopo lo sgombero del collettivo Zam dalla scuola di via Santa Croce, si è consumato anhe il definitivo divorzio tra la sinistra radicale e la giunta di Milano. Questo traspare dalle dichiarazioni e le prese di posizione emerse ieri. Non solo la comunità dei centri sociali ha attaccato di petto la giunta, ma anche una buona fetta dell’attuale maggioranza di sinistra ci ha tenuto a prendere le distanze.
L’intervento di sgombero è stato effettuato da forze di Polizia, Carabinieri e Polizia Locale congiunte, dietro iniziativa di Questura e Prefettura. Del resto l’assessore alla Sicurezza Marco Granelli, intervenendo a radio popolare, si assume le proprie responsabilità: “L’amministrazione ha la responsabilità, abbiamo più volte chiesto che uscissero e bisognava intervenire: è una questione di sicurezza. Ora la prima cosa è evitare che dei crolli investano le persone”. “E’ necessaria una messa in sicurezza, l’amministrazione farà le verifiche necessarie e cercherà di investire le risorse disponibili per lo spazio come lo ha fatto per altri spazi – ha aggiunto – Poi lo spazio sarà da destinare a usi consoni compatibilmente con le nostre risorse. Ma adesso va evitato che i crolli possano ferire persone”.
Come noi stessi avevamo documentato ormai mesi fa, l’intero edificio è gravemente compromesso nella sua struttura, con crepe su muri e pilastri portanti e le fondamenta erose dalla roggia Vettabbia che scorre proprio lì sotto. In caso di un crollo il numero delle vittime sarebbe altissimo, vista non solo la grande partecipazione alle feste del collettivo, ma anche la vicinanza con altri edifici.
Alla notizia dello sgombero in molti sono accorsi al centro sociale per solidarizzare con gli occupanti. Tra di essi Anita Sonego, consigliere comunale per Rifondazione Comunista a Milano, auspicando intervistata dai ragazzi in un video subito caricato in rete, che il Comune di Milano sappia andare oltre le “cosiddette leggi” per dare uno spazio al “bisogno di autodeterminazione per trovare delle forme di partecipazione anche al di fuori di regole fatte per un certo tipo di società”. Le stesse regole che, lo ricordiamo, essendo la Sonego pubblico ufficiale sarebbe tenuta a far rispettare.
“Una sconfitta per la città di Milano” quanto si legge a proposito in un comunicato di Sel, città “che dal 2011 sta ripensandosi e trasformandosi nella direzione dell’inclusione sociale, del riuso degli spazi abbandonati, nella promozione di esperienze sociali, aggregative e culturali anche quando auto-organizzate.
“A Milano la legalità è ormai un evento” è invece il commento di Mariastella Gelmini, coordinatrice regionale di Forza Italia. “Lo sgombero – continua – di uno spazio comunale, una ex scuola, occupata per 14 mesi, diventa un caso, un evento, e fa rumore. E’ il risultato di un corto circuito istituzionale innescato dalla complicità della maggioranza arancione con i centri sociali e con l’antagonismo di sinistra”. La Lega si complimenta col questore: “Un plauso a Questore per lo sgombero odierno dell’ex scuola di via Santa Croce. Questo sta a dimostrare che quando si vuole si può fare rispettare la legge. Le querimonie di alcuni consiglieri della maggioranza e degli abusivi lasciano il tempo che trovano” commenta Luca epore, capogruppo leghista a Palazzo Marino.
I centri sociali intanto fanno quadrato intorno allo Zam: “Questa mattina lo Zam è stato sgomberato a Milano, con scene simili a quelle che ci hanno accompagnato per anni: grande dispiegamento di forza pubblica, manganelli, compagne e compagni feriti e contusi. Il tavolo istituito recentemente tra Comune, centri sociali e associazionismo attivo sul territorio metropolitano, aveva auspicato altri esisti da quello che è stato uno “sgombero annunciato”, facendoci ben sperare in una soluzione, tecnica e politica, condivisa”. Così il Leoncavallo esprime solidarietà ai “compagni” dello Zam.
“Se questa è la posizione del Comune, non si aspetti che rimaniamo così disponibili al dialogo” è quanto affermato dopo lo sgombero dagli occupanti della scuola di via Santa Croce, a proposito del tavolo indetto alcuni giorni fa dal Comune per discutere degli spazi sociali. Sullo stesso tema è intervenuto anche Emanuele Patti, presidente di Arci Milano: ” Se il metodo adottato dal tavolo non ci soddisferà, non ci staremo”, dice, e prosegue: “È giusto seguire la legalità, ma deve essere anche democratica. Siamo convinti che contro le leggi non democratiche si debba fare opposizione, perché ingiuste. Anche gli spazi occupati possono trasformarsi in beni comuni, ne vediamo esempi in varie parti del mondo”.
Le realtà radicali della sinistra milanese si schierano quindi compatti contro lo sgombero dello Zam e gli sgomberi in generale, linea che invece, secondo loro, è stata adottata dal Comune di Pisapia. Per reazione allo sgombero, gli antagonisti dello Zam si sono mossi in corteo fino a piazza XXIV maggio, dove i cantieri della nuova Darsena lottano contro il tempo per terminare i lavori in tempo per Expo. Qui l’irruzione all’interno del cantiere, con lancio di fumogeni e petardi, e il tentativo di dare fuoco all’intero cantiere. La Polizia ha controllato a distanza, permettendo poi ai manifestanti di uscire dal cantiere ormai sul punto di incendiarsi.
Partito il corteo si temeva addirittura una sortita a palazzo Marino, dove si sono subito riuniti i vertici di Polizia e Carabinieri per difendersi da eventuali gesti intimidatori. La Polizia si è schierata all’esterno dei cancelli, che la Polizia Locale apriva e richiudeva solo per fare entrare i consiglieri comunali in Aula, dove si discuteva il Bilancio. Il corteo si è però poi concluso da dove era partito, in via Santa Croce.
Uno sgombero quindi voluto dalle autorità di sicurezza della città, secondo le stesse dichiarazioni degli esponenti comunali. Unico disposto ad assumersi le proprie responsabilità è stato l’assessore alla Sicurezza, rimasto comunque isolato dal resto della giunta, nascosta dietro un silenzio imbarazzante.
Gabriele Legramandi