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lunedì, 18 Novembre, 2024

IL DIRITTO ALLA CASA NELLA CRISI ECONOMICA. Dalla Gescal all’ I.C.I., l’unica soluzione

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Nel 1963 nasce la GESCAL (acronimo di GEStione Case per i lavoratori) un fondo destinato alla costruzione ed alla assegnazione di case ai lavoratori, il principio di funzionamento di GESCAL era quello di costruire case per i lavoratori con contributi provenienti dagli stessi, dalle imprese ed in parte da finanziamenti governativi.

Nasce da un accordo politico tra la DC e il PSI, nell’attività della Gescal vi erano quattro tipi di spesa: finanziamenti per lavoratori dipendenti; finanziamenti di aziende pubbliche e private che costruiscono abitazioni per i propri dipendenti; finanziamenti delle cooperative; mutui a singoli e privati.

Il finanziamento derivava dai prelievi effettuati direttamente sulle retribuzioni di dipendenti pubblici e privati, mentre le imprese dovevano versare lo 0,70%.

Nel 1973 la Gescal viene soppressa come Ente, ma il contributo continuerà ad essere versato praticamente fino al 1992. Con l’art.128 del DPR 390/90 i fondi che ammontavano a circa 200 miliardi di vecchie lire, furono riservati al finanziamento delle strutture di recupero per combattere l’emergenza droga, offrendo la possibilità di finanziamento a tre categorie pubbliche e una privata di soggetti beneficiari.

La polemica su questa trattenuta fu oggetto di varie battaglie trasversali, e con sentenza n.424 del 1995 la Corte Costituzionale aveva stabilito che “non solo gli storni dei fondi sono incostituzionali”, ma dovevano essere rivisti i criteri di assegnazione degli alloggi da parte dei comuni visto il “legame inscindibile” stabilito dalla Consulta tra “contributori e beneficiari”. Nel caso delle Gescal a pagare erano infatti i lavoratori dipendenti ma a beneficiarne erano tutti i cittadini.

Per non ricadere in una “Gescal BIS” che verrebbe bocciata in quanto incostituzionale, l’unica soluzione che potrebbe risolvere l’emergenza case é quella di destinare tutta l’I.C.I incassata dai Comuni, al finanziamento per la costruzione di nuove case civili.

Il principio d’ indivisibilità dei diritti umani, oramai consolidato nella disciplina nazionale e internazionale, prescrive che tali diritti si interpretino e si tutelino in una prospettiva interdipendente. Visto in tal senso, il diritto alla casa, che rappresenta una precondizione per il godimento di una cospicua serie di diritti fondamentali,previsti nella Costituzione, quali ad esempio: il diritto alla salute, alla sicurezza, alla riservatezza, all’educazione, alla inviolabilità del domicilio e alla sua libera scelta.

Non vedo altre soluzioni per risolvere questa emergenza.

Angelo Claudio Ottaviani – MDP

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