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domenica, 22 Dicembre, 2024

IL CROCIFISSO A SCUOLA, presidio di civiltà.

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Dobbiamo a 120 anni di guerre di religione la nascita del Leviatano che sancì la laicità dell’habitat normativo nel quale convivere, così come oggi lo conosciamo e come si è andato maturando.

Potremmo in questo percorso che ci ha portato fin qui capovolgere la prospettiva e guardarlo, non dal punto di vista dei pensatori che posero le basi di questa separazione tra sfera pubblica e sfera religiosa, bensì da quello dell’incapacità dell’ancient regime di stare al passo con i tempi, ma qui ora siamo e dobbiamo guardare la realtà, se non con lo schema hegeliano per il quale ‘tutto ciò che è reale sia razionale’, almeno secondo quello per cui ‘tutto ciò che è reale è necessario’ e ci si deve fare i conti.

Tornando più terra, terra non si può, come dice il detto popolare, ‘avere la botte piena e la moglie ubriaca’.

Se l’ambiente della convivenza è laico ed a-confessionale non c’è il minimo dubbio che, dal punto di vista della logica del diritto, sia debole qualsiasi tentativo di mitigarne le conseguenze, compresa quella di chi non vuole sentire le ragioni di chi si ritiene vessato da un crocefisso appeso nell’aula di una scuola pubblica.

Non è questione di maggioranza o minoranza è questione di logica del diritto.

Al massimo ci si dovrebbe preoccupare che nell’esercizio di tale funzione laica non vengano deturpati ambienti ed oggetti che per un’altra parte della società civile abbiano valore storico, culturale e religioso, maggioritaria o meno che questa sia o diventi.

La laicità dello Stato è uno spazio neutro di convivenza e non deve contenere altro che tutto ciò che ci preserva dai conflitti di tipo etico-religioso, spesso possibili, come la storia a volte insegna, in una società pluralistica.

Deve quindi rispondere positivamente alle esigenze dell’omosessuale che si sentisse vessato dalla presenza del crocefisso mentre svolge la sua funzione pubblica di insegnante, come deve garantire la libertà del genitore cattolico di non volere che ad insegnare ai figli sia l’insegnante che si senta vessato da un crocefisso, gay o musulmano o qualsiasi altra cosa che sia.

La panarchia dell’offerta formativa è l’unica soluzione possibile al problema, in linea con la laicità della convivenza civile che abbiamo voluto e dalla quale, penso, non si possa più tornare indietro nella nostra società occidentale.

C’è solo da essere coerenti: si favorisca, laicamente, tutto ciò che non lede la libertà individuale e la ricerca della felicità dell’altro.

L’ambiente laico di vita, le sue norme, nascono e si impongono, come abbiamo visto da Hobbes in poi, per evitare le conversioni a forza, le vessazioni dei diritti individuali a colpi di maggioranza, c’è solo da tenerlo presente, sempre e non a seconda del politically correct!

di Cristiano Mario Sabbatini

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