Basta guardare la TV per poco tempo per incappare nella pubblicità dell’ultimo cellulare, tablet, smartphone uscito sul mercato. Si tratta di oggetti di gran moda, spesso costosi e che durano poco tempo. Un cellulare raramente dura più di tre anni e in molto meno tempo diventa obsoleto. Ma si può parlare di vero progresso? Non proprio. In effetti i nuovi modelli non fanno nulla di realmente utile in più di quelli vecchi. Un cellulare serve a fare chiamate e mandare messaggi, il resto è solo un’accozzaglia di specchietti per le allodole. Il mito del “restare sempre connessi” è pura illusione e
inutilità. Gran parte dei messaggi condivisi grazie alla possibilità di accedere a internet sempre e in ogni luogo è fatta di parole vuote, inutili, di pure chiacchiere. Sono ben pochi coloro che davvero possono avere la necessità di essere sempre raggiungibili. E anche tra questi pochi sono coloro che necessitano un accesso a internet, essendo spesso la possibilità di telefonare più che sufficiente. Dobbiamo poi considerare, come si diceva, la veloce obsolescenza dei cellulari, soprattutto di quelli moderni, e la tendenza di molte persone a cambiare il proprio cellulare solo per moda, anche se quello vecchio funziona ancora. Infine, ci sono i bulimici dell’elettronica che devono avere almeno tre o quattro cellulari pur non avendone bisogno.
Potremmo pensare che il modo di approcciarsi al cellulare e al suo uso non sia altro che una scelta personale, senza implicazioni etiche. Purtroppo non è così. La nostra bulimia elettronica, la nostra voglia modaiola di avere sempre l’ultimo modello, la pagano le migliaia di persone schiavizzate in Congo (e non solo) dai signori della guerra per estrarre la columbite-tantalite, meglio conosciuta come coltan, un minerale fondamentale per la produzione di cellulari, PC, tablet e simili. Le miniere sono enormi fosse nel fango dove centinaia, migliaia di schiavi lavorano in condizioni disumane, estraendo il minerale spesso a mani nude. Non c’è pausa, non c’è giorno libero o mutua. C’è solo il lavoro massacrante fino alla
morte. Il coltan viene pagato solitamente in armi, che vanno a rifocillare le guerre interne del continente africano e permettono ai signori della guerra di mantenere il controllo su quei territori che sono ormai cosa loro, senza nessun controllo da parte dei governi africani. Una situazione conosciuta, ma ignorata, perché il mercato richiede sempre più elettronica e sempre più coltan e il giro di soldi che il mercato genera val bene, per le grandi aziende dell’elettronica, per i governi occidentali e per l’ONU, la vita di migliaia di africani.
Il fatto che chi ha il potere, sia economico che politico, non fa nulla per risolvere il problema non ci autorizza a sentirci assolti. Noi possiamo fare tanto, perché, alla fine dei conti, il mercato lo facciamo noi con i nostri acquisti. Non dico che si debba rinunciare all’elettronica. Sarebbe assurdo vivere come nel medioevo, senza nessun apparecchio elettronico. Non solo sarebbe inefficace, ma, paradossalmente, ci toglierebbe il più grande mezzo di lotta: internet. Ciò che invece va fatto è ridurre al minimo l’elettronica inutile. Basta comprare cellulari senza troppi fronzoli e tenerli fino a che non si rompono definitivamente. Lo stesso vale per i PC. Nel frattempo possiamo, con petizioni (ne vengono lanciate spesso) o con lettere all’ONU e ai governi, o semplicemente diffondendo l’informazione sull’ingiustizia del coltan, chiedere che i governi facciano qualcosa e che si ponga fine a questa pagina vergognosa e raccapricciante della storia umana. Vedere immagini di bambini immersi nel fango per estrarre il minerale, sotto la minaccia delle armi, è qualcosa che va al di là di ogni ideologia politica o economica. È una cosa semplicemente intollerabile. Per questo tutti dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo sensibilizzarci su questo tema. Perché non si può continuare a tollerare la schiavitù per mantenere lo spreco. E non illudiamoci che risolto il problema del coltan tutto sia a posto. Anche l’estrazione dell’oro e dei diamanti avviene in miniere simili dove gli schiavi sono costretti a massacrarsi di lavoro senza nessuna sicurezza. Se comprate oro e diamanti accertatevi che siano certificati, in modo da non dare soldi a chi riduce le persone in schiavitù.
Enrico Proserpio