Nessuno ne parla, se non tramite lapidari comunicati stampa da parte del Ministero degli Esteri, mentre perfino la stampa mainstream tace ed evita l’argomento, eppure da più di un mese Khaled El Qaisi, cittadino italiano e studente dell’Università La Sapienza di Roma si trova prigioniero in Israele senza che siano state formulate accuse formali da parte delle autorità. Palestinese d’origine e cresciuto a Betlemme, El Qaisi si era recato nella città in cui era cresciuto per una visita ai luoghi d’infanzia quando al confine le autorità israeliane lo hanno fermato e trattenuto senza accuse formali.
Lo Stato Italiano, dal canto suo, non ha fatto altro che dichiarare di «occuparsi del caso di El Qaisi con la stessa attenzione rivolta a tutti gli altri cittadini italiani prigionieri in territorio straniero», fermandosi però a queste dichiarazioni ufficiali che, purtroppo, nulla fanno per risolvere una situazione che non lascia presagire nulla di particolarmente buono.
Al di là della questione giuridica, ciò che interessa notare è invece il differente intervento da parte del governo italiano che, nel caso dei cittadini trattenuti in Egitto aveva certamente mostrato più forza e sicurezza, mentre ha preferito limitarsi a dichiarazioni di facciata nel caso di Israele.
Questa differenza di atteggiamento non può che essere fatta dipendere da una differente percezione che, nel senso comune così come a livello politico, si ha di questi due paesi. Sebbene da un lato le relazioni con l’Egitto siano floride tanto da un punto di vista commerciale quanto da un punto di vista politico, non si può certo affermare che esso sia percepito come un paese democratico. Al contrario, però, Israele è ancora, grazie alla retorica filo-americana, percepito come l’unica vera grande democrazia del Medio Oriente, capace ipso facto di mediare tra Occidente e Oriente.
Non è possibile dunque ignorare la totale assenza di un pugno di ferro da parte dell’Italia che, forse, ha paura di incrinare irrimediabilmente i rapporti con Israele, unico Stato capace di posizionarsi come alleato dei paesi NATO in una zona da sempre scenario di guerre e contese.
Questo tipo di retorica, tuttavia, è frutto di una percezione assolutamente datata ed ormai sbagliata di Israele e del Medio Oriente tutto, a sua volta prodotta da un bias razziale tipico del XX secolo ed ormai completamente inutile nel 2023.
Mentre dunque lo Stato tace, influenzato dalle sue idee datate del Medio Oriente, e mentre le uniche manifestazioni di sostegno arrivano dal mondo universitario, El Qaisi, cittadino italiano, vede prolungarsi il suo fermo amministrativo di altri undici giorni, lasciando una moglie ed un figlio di quattro anni nella peggiore delle condanne: l’incertezza di vedere il loro marito e padre tornare a casa sano e salvo.
di Stefano Sannino