Si è parlato in questi giorni di corruzione in Italia, denunciata dall’Europa ed in molti, all’estero come in Italia, hanno puntato il dito contro questo nostro malcostume. Sgombriamo subito il campo: la corruzione esiste, è un nostro grave problema ed è un fattore che limita la crescita del Paese. Secondo noi, la corruzione che più da fastidio ai cittadini e che più spesso è visibile, è quella che emerge nei rapporti Stato – Privati.
Crediamo che una diffusione del fenomeno abbia una precisa ragione: dipende dall’invadenza dello Stato nella nostra vita di tutti giorni. Se facessimo mente locale a quante volte tutti i giorni ci imbattiamo in difficoltà generate dall’invadenza dello Stato e della Pubblica Amministrazione in genere, che è anche inefficiente, cominceremmo a vedere probabilmente la faccenda con occhi diversi.
Vi invitiamo a riflettere, per esempio, sul settore della Sanità, dove non è inconsueto avere bisogno di eseguire degli esami con una certa urgenza: spesso vengono dati appuntamenti a sei mesi o più, con il risultato che nel frattempo, se si tratta di motivo serio, uno potrebbe anche essere morto nel frattempo. A questo punto o si va duna struttura privatamente, ma non tutti possono permetterselo, o, se si conosce qualcuno che può agevolarlo, si rivolge a lui e, fatto salvo che non ci sia un do ut des, si è in presenza in ogni caso di una stortura che è moralmente riprovevole. Nei casi invece più critici, che necessitano di una urgente operazione, ci si potrebbe trovare di fronte ad uno scambio di favori o di danaro; in tal caso qui si incorrerebbe allora in una vera e propria corruzione. A ben vedere, come si evince dalla cronaca, il meccanismo, con delle varianti, è risultato più o meno sempre il medesimo.
Ecco quindi la Guardia di Finanza che ispeziona la azienda bloccandola ed impedendole il normale svolgimento delle attività lavorative per un tempo smisuratamente lungo, procurando un danno economico non indifferente oppure ecco un pretesto specioso per comminare una multa salata. Così, grazie anche al numero ed alla fumosità delle norme mal scritte, farraginose od inutilmente complicate, il confine tra lecito, elusione ed evasione è spesso molto labile e soggettivo, quindi con ampi margini di interpretazione, dando così spazio alla discrezionalità del singolo operatore. In conseguenza di ciò, è accaduto poi che venisse dato ad intendere che ci sarebbe potuta essere un’altra strada per risolvere la situazione.
Che cosa dire di alcuni continui ed assillanti controlli da parte dell’Annonaria nei negozi? A volte si sono verificati casi in cui alcuni negozianti hanno ritenuto di poter trovare la strada del quieto vivere accettando di cedere gratuitamente articoli della loro merce esposta, se non addirittura di corrispondere direttamente del denaro. Lo stesso per i controlli delle A.S.L., che hanno portato ad elargizioni per evitare contestazioni magari ingiustificate. Le cause di questi costumi potrebbero a volte stare nel fatto che il personale non è ben retribuito e/o qualificato e ciò potrebbe indurlo in tentazione sfruttando la propria posizione ed autorità.
Anche il settore edilizio è esposto a rischi di corruzione sia a livello di funzionari che di politici. Il fatto che vi siano norme diverse per ogni Comune e che anche qui spesso siano scritte, si spera non volutamente, in maniera approssimativa, offre il fianco a interpretazioni estensive e soggettive, che possono generare fenomeni di corruzione. Proviamo a pensare, facendo una ipotesi, che un imprenditore edile abbia deciso di impostare una operazione immobiliare nel 2010. Presenta tutta la documentazione necessaria; in seguito, chi deve decidere trova un cavillo per bloccarlo, passano mesi, l’imprenditore ripresenta il progetto modificato secondo le indicazioni ricevute ed a quel punto scatta un altro intoppo ed altro tempo passa, troppo.
Il nostro ipotetico imprenditore edile si troverà così, magari dopo 24 mesi, nella condizione finalmente di poter edificare; peccato che nel frattempo sarà cambiato il mondo. Le banche hanno stretto i cordoni della borsa, il mercato è crollato sia nella domanda che nel prezzo e quindi costruire diventa molto più rischioso o addirittura impossibile perché i costi per la realizzazione, con i valori degli immobili crollati, non permettono un margine tale da rientrare nell’investimento. La tempesta perfetta, insomma.
Direte: poco male, non costruisce ed aspetta tempi migliori. Peccato che tra acquisto terreno, permessi, progetti, il nostro abbia magari già investito qualche milione e, se non ha le spalle abbastanza grandi, rischia il fallimento, mentre magari, un suo collega, che per non morire ha “oliato” i meccanismi, è riuscito a costruire e vendere la maggior parte degli appartamenti prima della crisi.
Tanto per darvi un termine di paragone rispetto alla situazione Italiana, l’industria ceramica Del Conca, Italiana, ad un certo punto ha deciso di investire negli Stati Uniti per realizzare uno stabilimento per servire il mercato locale. Fatta una ricerca, erano rimaste in lizza due località, una situata in Georgia e l’altra in Tennessee. A quel punto entrambi gli Stati hanno manifestato il loro interesse e la disponibilità a collaborare affinché l’insediamento venisse fatto sul loro territorio.
Ad Agosto 2012, l’amministratore delegato della società ha ricevuto una telefonata dal Governatore del Tennessee, Bill Haslam, il quale ha manifestato il proprio apprezzamento per il progetto e si è detto disponibile a mettere in campo tutte le risorse necessarie per facilitarne la realizzazione. Vi immaginate, per esempio, Cota e Maroni che si contendono un insediamento della Apple?
In men che non si dica, la Ceramica del Conca è stata contattata da un assistente appositamente dedicato dalla Amministrazione a questo progetto con lo scopo di risolvere tutti i problemi burocratici che avrebbero potuto presentarsi lungo tutto l’iter. Non solo, ma è stato messo a disposizione anche un elicottero per sorvolare l’area di 30.000 metri quadri oggetto dell’intervento. Quattro mesi più tardi è stato acquistato il terreno, quindi il supporto era giunto senza che Del Conca avesse ancora speso un euro.
Nell’Aprile dello scorso anno sono partiti i lavori per la costruzione. Il nuovo impianto, con un investimento di 50 milioni di Euro, è già attivo e si prevede un fatturato per questo anno di 10 milioni e per il prossimo di 30. Alla fine, ha dichiarato l’A.D. del Gruppo Ceramico del Conca, ciò che lo ha indotto a scegliere è stato il fatto di essere messo in condizione di operare in poco tempo e questo ha contato più della bassa fiscalità, dei crediti di imposta, di benefit come la costruzione di strade, delle quali una porta il nome della Ceramica. (In Italia avviene esattamente il contrario: è il privato che è obbligato a contribuire alla costruzione delle strade a titolo di oneri di urbanizzazione per potere realizzare il proprio immobile).
Inoltre, la possibilità di reagire velocemente alle sollecitazioni del mercato, ha contato nella decisione più del resto. Per il Governatore del Tennessee era importante creare nuovi posti di lavoro (cento ora, altri settanta in un prossimo futuro) e che venissero pagate tasse locali e si è adoperato in tal senso.
Il medesimo gruppo ha investito sinora in Italia 10 milioni di Euro per ampliare il proprio stabilimento. Ebbene, dopo due lustri non ne sono ancora venuti a capo. Domanda: Perché frapporre mille difficoltà ad operazioni che portano lavoro? Ripensando a “Tangentopoli”, alla vicenda Ferruzzi-Gardini, la maxi tangente pagata fu frutto degli ostacoli che la politica frappose al progetto che, sulla carta, avrebbe potuto garantire all’Italia di poter mantenere in vita il settore della chimica, ma che invece, per meschini calcoli, venne ostacolato al punto da indurre Gardini, per sopravvivere, a pagare la Politica per uscirne. Il risultato? Non abbiamo più un polo chimico, Ferruzzi è sparita e Gardini è morto suicida.
Questi alcuni dei casi dove una organizzazione della macchina deputata ai controlli mal impostata e, come detto, spesso con normativa non chiara ha generato storture. Fare impresa in modo sano, in Italia, è veramente difficile. Lo Stato, la “cosa pubblica” è così invadente che essere vincenti è una corsa ad ostacoli tra norme, interpretazioni, funzionari avidi, giochi politici, spese, tasse, fisco occhiuto, tutte situazioni che potenzialmente possono generare corruzione.
Ci pare perciò evidente che occorre ridurre innanzitutto il perimetro di intervento pubblico, sfoltire grandemente il numero di leggi e di norme, semplificarle, renderle chiare e facilmente leggibili, ispirandosi realmente al principio liberale che tutto è consentito, fuorché ciò che è espressamente vietato. Esattamente il contrario, per esempio, di ciò che la Giunta di Milano si accinge a fare con il regolamento edilizio. Viene sognata una città totalmente dipendente dalla amministrazione, in cui non si muoverà foglia che l’amministrazione non voglia, quasi custode di sepolcri imbiancati, destinandola così inesorabilmente a morire economicamente e socialmente.
Fabio Ronchi