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domenica, 17 Novembre, 2024

I MISTERI DI SANSEVERO -II PARTE

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di Stefano Sannino

Proprio come Domenica scorsa, proseguiamo il nostro viaggio del fascino misterioso ed iniziatico della Cappella SanSevero a Napoli.
Come abbiamo avuto modo già di vedere nell’articolo della scorsa settimana, le Dieci statue presenti nella Cappella furono commissionate dal Principe di Sangro a scopo votivo ed iniziatico. Ogni statua è infatti dedicata ad una persona celebre per il Principe, ma cela anche dei significati nascosti, massonici ed iniziatici dietro la simbologia scolpita nel marmo.

La statua del Decoro, fu dedicata alla prima ed alla seconda moglie del Principe di Sangro. La virtù è incarnata da un giovane coperto da una pelle di leone, con la testa di questo stesso animale appoggiata su una colonna. Tale simbologia è un chiaro rimando ad un tema che abbiamo già trattato, ovvero la vittoria dell’umanità sulla ferinità.
Il ragazzo indossa al piede destro un coturno e a quello sinistro uno zoccolo. Secondo alcuni studiosi, questa rappresentazione potrebbe in qualche modo rimandare al tema del monosandalismo, presente in tutta l’arte greca e che simboleggiava la doppia appartenenza degli Eroi sia al mondo celeste che a quello infero. Altri studiosi ritengono invece che questa differenza di calzature, non sia altro che una metafora della natura androgina del ragazzino, nonché del contegno che ogni uomo di buon rango deve mantenere in società.

Altra statua degna di nota, nel complesso delle rappresentazioni simboliche della Cappella è invece quella dedicata al disinganno. Opera dedicata a Raimondo di Sangro, padre di Antonio. La scultura descrive un uomo liberato dal peccato. Un genio alato, aiuta l’uomo a liberarsi dalle maglie intricate, mentre indica la terra, simbolo delle passioni umane. Al Globo Terrestre è appoggiata la Bibbia, sia Testo Sacro che una delle Tre Luci Massoniche. L’opera è senza precedenti: probabilmente inventata dal principe stesso, è sicuramente la più ricca di allegorie e simbologie in tutte la Cappella. Sopra tutto, abbiamo la dicotomia Luce/Tenebra, esplicata nell’incisione “Qui non vident videant”.

Infine, concludiamo il nostro viaggio domenicale con l’ultima statua di questa settimana: l’educazione.
Il monumento è dedicato alla memoria di Girolamo Caracciolo e Clarice Carafa di Stigliano. L’Educazione viene qui allegoricamente rappresentata come una donna che istruisce un giovane. Il ragazzo tiene nella mano sinistra il De Officiis di Cicerone, testo universalmente riconosciuto come fondamentale per la morale.
Sul pilastro troviamo una piramide, alla cui sommità è scolpito un medaglione con i ritratti di Raimondo. Lo studio e l’educazione sono infatti passaggi fondamentali per l’adepto massone, esattamente come il Dominio di Sè stessi, che abbiamo già avuto modo di analizzare in precedenza.

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