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venerdì, 27 Dicembre, 2024

I misteri della cappella Sansevero

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di Stefano Sannino

La Cappella Sansevero a Napoli è uno di quei luoghi intrisi di fascino, magia e mistero sconosciuti ai più. O meglio, sconosciuta lo era fino al servizio di Voyager di qualche anno fa. Da allora, quello che prima era un luogo riservato ai pochi conoscitori dell’arte esoterica, è divenuto una delle mete turistiche più frequentate di Napoli.

La cappella è un perfetto connubio di arte barocca e simbologia, impregnata da segreti e misteri di cui solo un occhio attento può cogliere l’essenza.

Lungo le pareti della Cappella troviamo diverse statue in marmo, ciascuna raffigurante un soggetto specifico che tenteremo di analizzare nel corso di questo articolo, ponendo tuttavia particolare attenzione ai messaggi esoterico-massonici che saltano agli occhi.

Non possiamo infatti non citare la statua rappresentate lo Zelo della Religione, opera dedicata ad Ippolita del Carretto e Adriana Carafa della Spina, mogli del fondatore della Cappella Giovan Francesco di Sangro, il cui principale autore fu Fortunato Ornelli.

Le due donne, poste in assoluta devozione sono accompagnate in quest’opera da un vegliardo, il quale porta in una mano la luce della Verità e nell’altra una sferza per punire il sacrilegio. Con il piede calpesta un libro, dal quale si manifestano i serpenti eretici.

 

 

Da notare, come lo zelo della religione fosse uno dei cardini massonici dell’epoca, ascritto ad ogni statuto iniziatico.

Altra statua misteriosa ed iconica è quella conosciuta come “Dominio di se stessi”, dedicata alla memoria della nonna del Principe di Sansevero, Geronimo Loffredo. Statua rappresentate la forza d’animo dell’antenata defunta mai vinta dalle passioni, ma sempre pronta a vincere attraverso il “nosce te ipsum”. L’opera fu firmata da Francesco Celebrano, ma inventata da Queirolo, il quale tuttavia non la realizzò a causa dell’interruzione del rapporto con il principe di Sansevero. Il soggetto è un guerriero romano intento ad ammansire un leone attraverso la forza dello sguardo, nel quale si conciliano intelletto e volontà.

In quest’opera la forza della ragione batte l’animalità della natura, in una chiara asserzione di dominio.

Anche in questo caso, il “Dominio di Se Stessi” è un chiaro rimando ad un insegnamento massonico dell’epoca, fondato in ambito esoterico come “Nosce Te Ipsum”, ovvero “conosci te stesso.”

Altra opera rilevante nel complesso misterico della cappella è quella conosciuta come “Amor Divino”, dedicata alla quinta moglie del Principe Sansevero e spesso giudicata la più bella, proprio per la sua semplicità. L’insieme dei simboli presenti nell’opera, rimanda a processi alchemico-iniziatici presenti nella Cappella, anche se pare che la statua sia in realtà un rimando al Fuoco divino ricevuto dall’alchimista direttamente da Dio.

Il fuoco Divino è uno degli elementi fondamentali dell’Alchimia tradizionale, nonché uno dei misteri occulti maggiori della storia dell’Umanità.

Queste sono solo tre delle dieci statue rappresentati le Virtù, inserite nel complesso artistico della Cappella e così per le altre ci limiteremo a citarne i nomi: Decoro, Disinganno, Educazione, Liberalità, Pudicizia, Sincerità, Soavità del Giogo Coniugale. Oltre a queste, naturalmente abbiamo le tre già citate: Amor Divino, Dominio di Se Stessi e Zelo della Religione. È evidente che non solo ciascuna statua rappresenti e veicoli un messaggio iniziatico di tipo massonico o occulto, ma che anche il numero delle stesse sia una rappresentazione simbolica di un sottotetto presente in tutta la cappella.

Dieci è infatti la perfezione, la completezza. Dieci è il numero delle Sephiroth, emanazioni divine attraverso le quali il nostro Universo ha preso forma. Dieci è il primo numero a due cifre nel nostro sistema numerico e pertanto rappresenta la completezza che porta al cambiamento, all’evoluzione ed al miglioramento.

La Cappella Sansevero è un’opera di straordinaria bellezza, non tanto per la perfezione formale di stampo barocco che presenta le sue opere, quanto piuttosto proprio per i messaggi nascosti che suddette opere celano. Avremo certamente modo di tornare sull’argomento, in un articolo successivo, analizzando le celeberrime macchine anatomiche presenti nella stanza inferiore della Cappella e che da sempre, suscitano paura e fascinazione nei visitatori.

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