Ci risiamo. Di fronte ad una soluzione, imperfetta quanto si vuole, di uno degli sterminati problemi di questa terra bella e maledetta, qualcuno si diverte a sabotare. Sì, non la considero una legittima protesto, al considero una inutile vessazione ai danni dei passeggeri motivata da una atavica stupidità che ha portato il paese dove siamo oggi: il senso, assurdo, di avere diritto di mantenere il proprio lavoro. Finora non ho letto mai analisi approfondite sul tema, quindi mi ci cimenterò io.
Questa terra bella e sfortunata è retta da una Costituzione all’altezza. All’altezza di un paese come la Germania Est, di cui condivide l’idea del Lavoro. Ovvero di un diritto che il Tiranno concede al suddito. Questo è già il primo assurdo, perchè non può esistere un diritto senza un qualcuno che abbia un dovere. Ma chi è che ha il dovere di darmi un posto di lavoro? Non certo il privato, che non può essere certo obbligato ad assumere. Anche se, va detto, ci hanno e ci stanno provando in tutti i modi a gonfiare gli organici delle imprese in maniera vergognosa. Pagano chi assume, pagano chi resta a casa pur di non fargli lasciare il nido. Pagano la transizione. Ovviamente la platea di questi Panda è sempre più ristretto, ma il concetto è quello: avere un lavoro è la priorità. Che quel posto di lavoro esista davvero, che sia il frutto di una richiesta del mercato o dell’economia è irrilevante.
Perchè quel giorno del 48 si è sancita la condanna di questo paese. L’economia non ha più nulla a che vedere con Realtà e Libertà. Si è consumata una spaccatura insanabile, il Lavoro è diventato merce di scambio politica e dove il mercato non ne creava (perchè non c’era, non serviva o semplicemente non era ancora momento di averne) interveniva il Tiranno a derubare chi lavorava per creare platee di schiavi. Schiavi che dipendevano non dalla buona riuscita della loro opera, ma dai buoni uffici dell’onorevole di turno. In definitiva, si macinava acqua, usando e depauperando le forza sane per poter far girare le ruote a vuoto.
Oggi assistiamo all’ultimo stadio dell’evoluzione, non solo si pretende di continuare a macinare a vuoto, ma non si accetta nemmeno di essere spostati di mulino in mulino. Questi sono i Facchini del Default. Il prodotto inevitabile di sessantanni di socialismo, nemmeno reale, ma proprio straccione. Un socialismo che vede i suoi ultimi giorni sconfitto, come sempre, dalla sua malattia genetica: i soldi degli altri che stanno finendo. Non prima che i compagni facchini tirino gli ultimi calci negli stinchi agli incolpevoli viaggiatori. Poi ci sarà la Troika e sarà il turno dei passeggeri a ridere. In mezzo alla strada non ci saranno più i loro bagagli, ma i loro aguzzini.
Luca Raampazzo