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giovedì, 14 Novembre, 2024

I due volti della Nostalgia

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di Martina Grandori

È lo stato d’animo di molti ora che si riprende la routine in città. È la nostalgia, mood di molti, parola sotto i riflettori in questi tempi. L’estate è più o meno finita, con lei sfumano anche ricordi, aneddoti e rimembranze più o meno fresche. C’è chi la legge come qualcosa di amaro che induce alla depressione, al guardare sempre indietro anziché avanti. Chi invece trova in questa parola uno stato d’animo bellissimo e sottovalutato per paura di sentirsi dire dagli altri che si è noiosamente nostalgici. Borges parlava di nostalgia del presente, una nostalgia che ruba all’attimo che si sta vivendo quella legittima felicità e vitalità del tempo, una negazione del famoso carpe diem, quasi il non voler vivere fino in fondo ciò che ci sta accadendo attorno. Nostalgia canaglia come cantavano Albano e Romina nel 1987, perché questo sentire qualcosa come se già non ci fosse più distorce la realtà. Anzi. Peggio ancora potrebbe dare a momenti del passato un valore eccessivo, portarli a metterli su un piedistallo, quelli che in verità sono ricordi quasi banali. E li mitizza. Ci vuole quindi un distacco, ci vuole quell’atto di coraggio nell’attribuire il vero valore alle cose, ed è qui che si nasconde l’ambiguo fascino della nostalgia: evoca un evento o uno stato d’animo che c’è già stato, irripetibile e incancellabile ma non per questo dev’essere un elemento fossilizzante su cui rimuginare troppo a lungo. L’uomo è un essere in continuo divenire, non si può pensare di essere eterni giovani e proprio nella giovinezza spesso risiedono le paturnie della nostalgia. La prova del nove? Ricordare sempre con malinconica nostalgia le estati passate, i tempi che furono, gli ex fidanzati o i tempi del liceo. Errore madornale. Dare superiorità al passato rispetto al presente è controproducente, mitizzare quel che fu, il tempo versato non rende migliore il tempo presente. È qui che risiede il tiranno che ci affossa, utile forse solo a poeti, scrittori ed artisti che dalla mancanza di qualcosa riescono ad elaborare le loro opere d’arte. È uno stato d’animo da cui è meglio tenere le distanze. Tiranno anche il ruolo della pubblicità e dei mass media di oggi. Viviamo un tempo dove è un sistematico rievocare, un riaprire il baule del vintage della propria vita (basta guardare alla moda, al cinema, al boom del modernariato nell’arredamento, agli scaffali dei supermercati e via dicendo…). Più saggio mettere nella cantina del trapassato remoto tutto ciò insieme a quelle tentazioni del crogiolarsi nel tempo che è stato. Perché la vita non è un’opera teatrale che ogni tot si può replicare alla stessa maniera. La vita è un attimo, corre veloce e va vissuta come se fosse ogni giorno un debutto.Poi però, ci sono i temperamenti cronicamente inclini a rianimare il passato, a vivere nella nostalgia, quelli che trovano felicità proprio in questa casella emotiva, spesso vicina ai sogni. Quelli che vivono la nostalgia come un bellissimo stato d’animo, che non hanno paura di quel dolore di rievocare un fatto o di un’emozione passata. Nulla di male, in fondo siamo tutti reduci dall’estate, scrigno per eccellenza di ricordi, aneddoti e ça va sans dire, di piccole nostalgie. L’importante è ricordare sempre di guardare l’orologio del presente.

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