di Alessandro Giugni
Le immagini di Piazza Duomo a Milano di domenica 2 maggio devono necessariamente portarci a riflettere circa l’ormai sempre più evidente doppiopesismo da parte di chi, da più di 14 mesi, predispone regole e divieti che dovrebbero essere finalizzati a contenere la diffusione del Covid-19.
Dal secondo lockdown a oggi suddette regole sono mutate innumerevoli volte e hanno irragionevolmente penalizzato a più riprese alcune categorie di lavoratori. Da ultimo, il Decreto-Legge 22 aprile 2021, n.52, altresì noto come Decreto Riaperture, ha sancito criteri particolarmente gravosi per permettere la ripartenza di alcune di quelle attività che da oltre sei mesi si trovavano nella impossibilità pressoché totale di lavorare. Due esempi su tutti.
In primis, per quanto riguarda bar e ristoranti è stato previsto che, dal 26 aprile al 1° giugno, in zona gialla essi potranno permettere ai clienti di sedersi ai tavoli a pranzo e a cena solo ed esclusivamente laddove dispongano di spazi all’aperto. In caso contrario l’unica possibilità sarà continuare con l’asporto. Secondo le stime di Fipe-Confcommercio, il 46,6% delle attività del mondo ristorazione non dispone di spazi all’aperto. Del restante 53,4% si stima che solo il 20% dei locali interessati da questa percentuale disponga di più di 4 tavoli su strada. Da questi numeri emerge con sconfortante chiarezza l’assurdità di una misura di tal genere e la sottesa non-volontà di dare realmente respiro ad attività sempre più in crisi.
In secundis, per quanto riguarda il settore wedding, uno dei più colpiti in assoluto (da recenti stime è emerso come il volume d’affari generato dal mondo dei matrimoni sia diminuito per un valore compreso tra l’85 e il 95% rispetto al 2019), è stato esteso al 31 luglio un novero pressoché sconfinato di divieti e limitazioni (a titolo di esempio, l’obbligo di tenere il registro degli invitati per 14 giorni, il divieto di allestire buffet, la necessità di riporre tutti gli abiti dei pochi invitati ammessi in appositi sacchi durante il ricevimento, l’impossibilità di protrarre i festeggiamenti oltre le 22 a causa del coprifuoco) che non possono che scoraggiare gli italiani dal celebrare le nozze e, di conseguenza, danneggiare quella moltitudine di professioni legate a questo mondo.
A fronte di quanto poc’anzi esposto, appaiono ingiustificabili e inqualificabili le scene alle quali tutto il Paese ha dovuto assistere a seguito della vittoria da parte dell’Inter del suo 19esimo scudetto. Premesso che tale risultato era ampiamente prevedibile da settimane, risulta incomprensibile come le autorità, che non più tardi di 2 settimane fa caricavano i partecipanti della protesta #IoApro a Montecitorio, non abbiano adottato alcun provvedimento per impedire a 30.000 persone di accalcarsi in Piazza Duomo, con la conseguenza che tra 15 giorni le nostre televisioni saranno, con ogni probabilità, affollate da sedicenti esperti che punteranno il dito contro gli indisciplinati cittadini, addossando a essi la responsabilità per il peggioramento del quadro epidemiologico e per il consequenziale ritorno in zona rossa.
Una limpida dimostrazione di come le regole non siano uguali per tutti.