di Endimion
Cos’hanno in comune Il Fatto Quotidiano e Alessandro Gassman? Quello di essere dei post comunisti, che vogliono fare i progressisti ma che si ritrovano ad essere retrogradi e attaccati a quell’antiberlusconismo che ha stufato ormai da anni.
Il primo ha attaccato duramente il direttore di Rai2 Ludovico di Meo, additando la sua rete come fabbricatrice di flop e mancante di titoli; niente di più falso. Di Meo ha ereditato da Carlo Freccero una rete disastrata sotto tutti i punti di vista, si è ritrovato in mezzo ad una delle pandemie più devastanti della storia mondiale e ad un taglio del budget senza precedenti; la storia della tv di Stato insegna che Rai2 è la rete “giovane” e più incline alla sperimentazione. Se titoli nuovi come Seconda Linea, Una pezza di Lundini e Ore14 non hanno brillato negli ascolti, Voice Anatomy con Pino Insegno ha tenuto botta, I Fatti Vostri vanno meglio dell’anno scorso, la prima mattina della rete è in forte ripresa, Il Collegio nel target giovane segna ascolti sanremesi, Detto Fatto, al di là dell’inconveniente e della fortissima concorrenza, mantiene buoni ascolti e Tg2 Post ha consolidato la sua presenza all’interno del palinsesto. Come fa spesso, Il Fatto Quotidiano ha sparato sentenze “ad cazzum” senza curarsi delle conseguenze; Rai2, per la stagione invernale, ha in serbo titoli forti, il ritorno di Simona Ventura e dei branded content che soddisferanno sponsor, rete e telespettatore. Insomma, è una rete che osserva, deve guardare al futuro e ha l’obbligo di sperimentare linguaggi. Viene quasi da scrivere che per il “giornale” di Marco Travaglio esistano solo i flop del direttore Di Meo; seppur mantenendosi su buoni ascolti, anche Rai1 e Rai3 hanno delle grane, leggere i dati auditel giornalieri per credere. Stefano Coletta, direttore della prima rete, è un eccellente creativo, mentre Franco di Mare, al comando della terza rete e al di là delle polemiche che lo stanno percorrendo, è un simbolo giornalistico della Rai, ma entrambi sono attraversati ogni giorno da programmi che non stanno attraversando un buon momento.
Per il figlio del grande Vittorio Gassman, invece, il livore contro la destra italiana non si è mai sedato, anche quando si parla di tv. Può un attore, che quando va in tv sembra il paladino dei diritti e un simbolo “duro” della sinistra italiana, esultare sui social perché The Voice Senior su Rai1 ha fatto più ascolti del Grande Fratello Vip su Canale5? Il papà Vittorio si rivolterebbe nella tomba a leggere tali commenti, e il figlio Alessandro ha fatto una pessima figura dimostrandosi ancora più trash dei programmi che ha paragonato. Ovviamente, se il GF Vip fosse andato in onda su Rai3, non gli sarebbe comunque piaciuto ma se lo sarebbe fatto andare giù; il reality va in onda nelle tv berlusconiane per cui, nella sua concezione, deve essere deriso a prescindere. Considerando il fatto che in passato, come nel presente, sono entrati dentro la casa fior fior di artisti italiani che, per mancanza di spazi, avevano necessità di visibilità e di guadagnare qualche soldino, il popolo dei social non ha capito il nesso. Il buon Gassman ha la fortuna di essere un ricco radical chic, ma dentro la magione di Cinecittà starebbe benissimo, soprattutto dopo quest’ultima sparata.