di Stefano Sannino
Sia che siate avvezzi o meno alla filosofia, vi è una materia in cui sicuramente avrete, da piccoli, imparato l’importanza dell’ordine: la musica.
Essa è una delle opere poietiche più straordinarie dell’essere umano, capace di suscitare o cancellare emozioni, di indurre sentimenti ed anche di indirizzarci verso una determinata azione piuttosto che un’altra. E sebbene essa abbia sempre fatto parte degli attimi “ricreativi” della vita dell’uomo, ha anche ricoperto un ruolo fondamentale nella sfera religiosa, magica e rituale, essendo adoperata fin dai tempi più remoti dagli sciamani e dai sacerdoti.
La musica non è solo quindi quella materia che ad un certo punto della nostra adolescenza ci ritroviamo a studiare a scuola, ma anche uno strumento di gioia, di dolore, di tristezza, di nostalgia. E questo sottilissimo ma imprescindibile legame che c’è tra musica e sentimento, è dato proprio dall’armonia che compone la prima. Se ci pensiamo, fare musica non è altro che dare un ordine ad un insieme caotico di note e di suoni; proprio come Dio durante l’atto creativo, il musicista dà un ordine ed impone una forma a dei suoni che altrimenti rimarrebbero svincolati gli uni dagli altri.
È proprio questa armonia, questa composizione accurata e precisa, che permette alla musica di avere un tale potere su di noi e di essere capace di collegarsi a sfere del nostro essere che sarebbe altrimenti rimaste inesplorate o abbandonate nei recessi del nostro subconscio.
Ma la musica, grazie al potere dell’armonia e dell’ordine, riesce a tirare tutto fuori, ad evocare i fantasmi che vivono nella nostra mente, a sbatterci in faccia tutte quelle crude verità che fatichiamo sempre ad accettare.
Essa è, in breve, il ponte che collega la razionalità della forma, all’irrazionalità dell’essere; la musica è la dimostrazione definitiva che non vi è soluzione di continuità tra chaos ed ordine, tra armonia e informità. Pur essendo fondata sulla razionalità e sulla forma, essa agisce sull’irrazionalità e sul sentimento, essendo quindi uno strumento che porta i due mondi opposti di ordine e chaos, finalmente, a collidere.
Quando pensiamo all’ordine, di fatti, siamo abituati ad immaginare qualcosa di concettualmente opposto al chaos, che lo combatte e gli si oppone senza mai trovare un punto di accordo. Ma la musica, in tutta la sua straordinaria forza, ci dimostra che non è così: la sua stessa irrazionalità ed il suo stesso agire sul sentimento umano, sono frutto della proporzione, della misura e dell’armonia che compongono ogni sua parte e che accordano, come in una sinfonia segreta, quel magma di suoni caotici che altrimenti rimarrebbero perfettamente inutili. Ecco perché è stato tanto importante concludere il ciclo di articoli dedicati all’archetipo di ordine proprio con il tema della musica: perché, proprio come diceva il grande filosofo F. Nietzsche: “senza la musica, la vita sarebbe un errore” e, aggiungeremmo noi “sarebbe anche molto meno razionale”.