Riportare sul grande schermo una figura così mitizzata, secondo me è un’opera improba. Si rischia sempre di cadere nel banale, di interpretare in modo troppo personale o peggio di stravolgere i fatti, di romanzare ove romanzo non è.
Il film Grace di Monaco si svolge in bilico sul baratro di tutti questi pericoli, scivolando in alcuni per pochi istanti per poi aggrapparsi alla meravigliosa recitazione di Nicole Kidman. Favolosa e impenetrabile come sempre, Nicole rende alla perfezione la figura di Grace evidenziandone tutti le sue fragilità e punti di forza. I critici di Cannes ove il film è stato appena mostrato, si sono preoccupati a guardare l’opera attraverso lenti spesse e offuscate dal fatto che la famiglia Ranieri aveva già dichiarato di non apprezzare lo sforzo cinematografico.
Nicole è oramai troppo rifatta e l’opera del bisturi non può paragonarsi alla freschezza di Grace; Nicole è troppo perfetta nel suo mimetismo recitativo e per questo risulta finta; il tema della ragione di stato e della libertà personale di decisione sulla propria carriera è troppo evidenziato; non è vero che la Francia voleva annettersi il Principato di Monaco. Alcune critiche sono in parte condivisibili, come quella della algidità di Nicole che non fa troppo trasparire quello che veniva definito Hot Ice (ghiccio bollente) in Grace Kelly, ma alla fine è l’insieme che bisogna guardare.
Il film ripercorre la storia d’amore e di Stato di Grace e il Principe Ranieri, storia che ha ricoperto i rotocalchi del tempo e almeno una intera foresta amazzonica di cellulosa per le citazioni negli anni successivi. Lo snodo interpretativo è semplice e determina le reazioni degli spettatori.
Il regista Olivier Dahan non è nuovo ai film biografici dato che aveva già dato prova di se nel bel film “La vie en rose” su Edit Piaf e garantisce alla storia un filo conduttore che è l’amore. O meglio l’evoluzione della storia d’amore tra i due protagonisti. Nonostante il tentativo dei media di montare storie contro di loro, nonostante una situazione di instabilità politica con una Francia tesa a impossessarsi del patrimonio finanziario indipendente dello Stato monegasco, nonostante il continuo richiamo oltre oceano di Hollywood, Grace-Nicole rimane ferma nelle decisioni, ricordandomi un po la frase della scorsa recensione sull’Uomo Ragno: a grande potere corrisponde grande responsabilità.
Come si diceva precedentemente la famiglia reale non ha visto di buon occhio il film anche se per pubblicità su Monaco, ha dato il permesso di girare due scene nella piazza principale e vicino al Casinò. Anche in questo caso la ragion di Stato business è più forte. Oltre al fatto che Grace viene vista come una donna in alcuni casi schiacciata dalle ragion di Stato, un altro elemento che ha fatto storcere il naso ai reali, è stata la ricostruzione non proprio fedele di quanto fatto dalla sorella del Principe Ranieri Antoinette. Nella battaglia politica contro l’annessione con la Francia, Antoinette nel film diventa spia di De Gaulle, fatto che sembrerebbe più romanzato che altro.
Andarci o non andarci?
Chi pensa di vedere un documentario inveisce contro le inesattezze ed una figura di Grace troppo melanconica e un contesto che sembra quello della terza guerra mondiale ma che in realtà parla di uno staterello.
Chi si reca al cinema per vedere la storia di una donna che si muove tra le ragioni di Stato e la vita privata e professionale, ne esce soddisfatto.
Di questi tempi comunque, riuscire a vedere una storia d’amore tra una principessa del cinema e un principe reale è una bellissima favola, come lo è vedere almeno sullo schermo, la possibilità di essere economicamente indipendenti da uno stato bulimico.
Francesco Bassino