di Susanna Russo
“La donna è mobile, qual piuma al vento”, queste le parole di Francesco Maria Piave che volteggiano sulla sublime composizione musicale di Giuseppe Verdi nel “Rigoletto”. Qui, le piume trascinate dal vento non sono però donne, bensì capi di partito che non sanno più cosa inventarsi per giustificare la loro mobilità.
Giuseppe Grillo ci ricasca e come nel 2019, quando con un cambio repentino di rotta optò per l’alleanza col PD, riprende in mano le redini del Movimento 5 Stelle e decide infine di accordare la fiducia all’uomo del momento, Mario Draghi. Parte così un giro di telefonate per riunire tutti i suoi e far fronte comune davanti alla prospettiva di garantirsi ancora una volta un posticino nell’esecutivo. Il fondatore del M5S dapprima deciso a negare il supporto al possibile governo Draghi, dopo essersi ritrovato in un vicolo cieco, torna sui suoi passi affermando che questa sia la soluzione migliore per un Paese attanagliato dalla crisi sanitaria ed economica. Grillo, così facendo, non solo confonde gli oppositori, ma anche i membri del suo stesso partito, molti dei quali in disaccordo con l’inaspettato cambio di posizione.
Sorprende e disorienta anche Matteo Salvini che, pur di favorire un’intesa con l’ex Presidente della BCE, che un tempo tanto criticava, sembra fare un passo indietro anche riguardo la questione migranti, precisando che nulla abbia contro l’immigrazione in Italia, purché venga trattata con le stesse regole applicate in Francia e in Germania. Tra tante piume, qualcuno di inamovibile c’è, e quasi come a smentire l’illustre opera lirica, è proprio una donna.
Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, seppur abbia ricevuto appelli e ammonimenti affinché tornasse sui suoi passi e nonostante il suo sia stato definito un suicidio politico, continua imperterrita a negare la fiducia a Draghi, precisando che non si tratti di un “no” al nome, ma che lei non voglia dare il suo contributo ad “una pattuglia eterogenea di partiti che non condividono niente”.
È innegabile che l’imminente governo Draghi abbia un altissimo tasso di gradimento, ma la questione a questo punto è un’altra: è moralmente corretto rivedere le proprie posizioni politiche pur di non perdere voce in capitolo, e venir così eclissati e declassati? Quel che è certo è che essere banderuola in virtù del tanto millantato bene del Paese, vada sempre più di moda, e che talvolta sembri proprio quest’ultima a decretare decisioni e schieramenti, pura e semplice moda.