di Fabiola Favilli
Le questioni matrimoniali dei grandi artisti del rinascimento sono avvincenti e molto attuali: alcune avventurose e scandalose, altre amare, ma c’è anche chi non si sognava neanche di sposarsi.
Antonio Giamberti da Sangallo detto il Vecchio (1455 – 1534), il famoso architetto specializzato nella progettazione di fortificazioni, lavorò per rafforzare le difese territoriali dei Medici ad esempio a Livorno, dove costruì la Fortezza Vecchia, e ad Arezzo; a Roma Papa Alessandro VI Borgia gli affidò la risistemazione di Castel Sant’Angelo e la realizzazione della Rocca di Nepi e di Civita Castellana. Fu capomastro della Cattedrale di Santa Maria del Fiore e progettò la straordinaria Chiesa di San Biagio a Montepulciano; lavorò a stretto contatto con la famiglia, poiché anche il padre, il fratello ed il cugino erano architetti… finchè non sposò Lisabetta Deti, donna di rara bellezza di cui divenne ostaggio. Giorgio Vasari ci riporta cosa avvenne: “Conferì ciò con i parenti suoi, che lo sconfortarono molto… Ma lo amore, che lo teneva morto, e ‘l dispetto e la gara lo fecero dare in preda allo appetito, onde conseguì l’intento suo. Era Antonio conta i suoi prossimi ostinato e crudele; il quale empio costume fu cagione che il padre di esso non molto inanzi, con animo disperato, continuamente visse per lui, e veggendosi nella vecchiezza abbandonato dal proprio figliuolo, più di questo che d’altro s’era morto. Era questa sua donna tanto altiera e superba, che non come moglie di uno architetto, ma a guisa di splendidissima signora faceva disordini e spese tali che i guadagni, che per lui furono grandissimi, erano nulla alla pompa et alla superbia di lei. Che oltre lo essere cagione che la suocera si uscisse di casa e morisse in miseria, non potette ancor guardar mai con occhio dritto alcuno de’ parenti del marito, e solo attese ad alzare i suoi, e tutti gli altri ficcar sotto terra. Né per questo restò Battista fratello di lui, come persona d’ingegno ben dotato et ornato straordinariamente di buoni costumi, di servirlo et onorarlo sempre mai e con ogni sollecitudine in tutto ciò che gli fu possibile, ma tutto invano perché mai non gli fu mostrato da quello un segno pure di amorevolezza, in vita o in morte.”
Il problema del matrimonio non si pose per Sandro Botticelli (1445 – 1510): Agnolo Poliziano riporta che il grandissimo pittore fiorentino fu messo alle strette da Tommaso Soderini, Potestà di Arezzo e Gonfaloniere di Giustizia della Repubblica di Firenze, perché prendesse moglie.
La risposta fu degna del suo genio: “Messere, io voglio dirvi cosa mi accadde una notte. Sognavo d’essermi sposato, e fu tanto il dolore che ne ebbi nel sogno, che mi svegliai, ed ebbi tanta paura di sognarlo di nuovo, che andai tutta la notte per Firenze come un pazzo, per non rischiare di riaddormentarmi“.
Filippo Lippi (1406 – 1469), successore del Masaccio ed eccezionale artista fiorentino, era frate carmelitano. Il Vasari ci informa di un episodio della sua vita: un giorno era in barca ad Ancona con i suoi amici e tutti furono rapiti dai Mori, portati in Barberia e fatti schiavi. “Ma advenne un giorno, che avendo egli molto in pratica il padrone, gli venne comodità e capriccio di dipingerlo; per il che preso un carbone spento dal fuoco, lo ritrasse coi suoi abiti indosso alla moresca, in un muro bianco. Fu dagli altri schiavi detto questo al padrone, perché a tutti un miracolo pareva, non usando il disegno né la pittura in quelle parti, e ciò fu cagione di dargli premio e di liberarlo da la catena dove per tanto tempo era stato tenuto.” Tutto questo fu nulla in confronto a quello che gli accadde a cinquant’anni: nominato cappellano del monastero pratese di Santa Margherita, per raffigurare la Madonna in una delle sue tavole fra Filippo chiese alla madre badessa di poter scegliere una monaca che gli facesse da modella. Conobbe così Lucrezia Buti: i due si innamorarono e Filippo “rapì” Lucrezia durante una processione. Fra’ Lippi aveva in una casa di sua proprietà a Prato, e sorella Lucrezia andò a vivere con lui; dopo un anno nacque il famoso pittore Filippino Lippi (1457 – 1504), seguito poi da Alessandra. Lo scandalo fu enorme: i due vivevano nel peccato giacchè avevano preso i voti. Su richiesta di Cosimo de’ Medici il Papa Pio II li liberò dal vincolo religioso, ma la coppia continuò a convivere senza sposarsi e Lucrezia ad ispirare a Filippo i dolci lineamenti delle figure femminili che caratterizzano le sue opere.
…sempre più divertente ed intrigante il gossip d’artista della Favilli.È quasi confortante sapere che anche nel Cinquecento il fuoco della passione travolgeva cuori e canoni religiosi.
Grazie
…sempre più divertente ed intrigante il gossip d’artista della Favilli.È quasi confortante sapere che anche nel Cinquecento il fuoco della passione travolgeva cuori e canoni religiosi.
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